Gli animali - esseri viventi come noi - ci accompagnano sin dall'antichità e non a caso, già nelle pitture rupestri del Paleolitico, si trovano dei disegni che li rappresentano. Pensiamo alle straordinarie "Grotte di Lascaux", nel dipartimento della Dordogne in Francia. Sulle pareti di quelle caverne, di cui purtroppo è visitabile solo una copia ma si sta lavorando su una versione multimediale, tra il 13.000 ed il 15.000 a.C., gli esseri umani di allora disegnarono - assieme a riferimenti astronomici stupefacenti - grandi animali dell'epoca, soprattutto l'auroch, un grosso bovino, ma anche altri animali, come il cervo e il cavallo, fonte di alimentazione per le comunità che vivevano in quella zona. Quando poi è cominciata la scrittura, gli animali - spesso deificati - sono diventati oggetto della nostra attenzione e, in fondo, da allora sino ad oggi, attraverso favole con animali antropomorfi, formiamo i nostri bambini.
Ci pensavo, girando in questi giorni per i parchi della "Disney" ad Orlando, dove - versione contemporanea dell'incrocio fra il disegno e la favola - è ben visibile il fatto che i grandi personaggi disneyani, da Topolino a Pippo, da Paperino a Pluto, sono tutti animali che ci accompagnano nella nostra vita comune. Direi che quelli più tradizionali erano quasi sempre animali domestici, mentre piano piano la grande saga americana si era allargata sempre di più agli animali selvatici, tipo Re Leone. Oggi ci si lancia nell'animazione di oggetti, genere auto o aerei, ma è altra storia.
Così non posso non segnalare come in uno dei parchi tematici ad Orlando, "Animal Kingdom", si ritrovi questa passione disneyana anche per gli animali in carne ed ossa. Naturalmente nei vasti spazi c'é di tutto, dal kitsch al tecnologico, dal commerciale al cibo più vario, ma c'è anche una specie di zoo safari, che - con visitatori portati lungo un percorso con dei camion con fattezze di jeep - consentono, in un ambiente finto africano, di essere a due passi da un sacco di animali. Penso che lì si sintetizzi, con una modalità molto suggestiva, quel gusto di collegare mondo umano e animale.
Conosco le critiche a formule di questo genere, a seconda del gradiente di coscienza animalista. Trovo, però, che van bene tutte le battaglie di principio, ma forme di spettacolarizzazione di massa - se unite a ragionevoli intenti pedagogici e dalla presenza di campagne di sensibilizzazione alla Natura - non debbano far troppo storcere il naso.
Ricordo - perché con una legge regionale valdostana coprimmo un buco legislativo - quando nacque il "Parc animalier" di Introd, campionario di fauna e flora alpina, l'esistenza di qualche perplessità, come se si trattasse di chissà cosa. Il tempo ha dimostrato che, con misura e garbo, spazi di questo genere, per conoscere gli animali, possono avere un ruolo significativo.
Chiudo qui, con questo spunto, legato con il mondo Disney americano, anche se alla fine il mio, in Florida, è stato un "mordi e fuggi", perché ci vorrebbero giorni e giorni per esplorare ogni dedalo di questo enorme insieme di attrazioni.