E' una professoressa di linguistica, Rita Fresu, ad aver scritto sulla "Treccani" dell'espressione "politically correct". Così spiega: «L'espressione angloamericana "politically correct" (in italiano "politicamente corretto") designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona».
Sulle origini così si precisa: «L'attenzione a tali tematiche ebbe origine negli Stati Uniti d'America, da dove si diffuse nel resto del mondo occidentale. Nata negli ambienti della sinistra negli anni Trenta del Novecento, amplificata dai moti sessantottini e adottata dagli orientamenti liberali e radicali, essa assunse dimensioni significative sul finire degli anni Ottanta, quando diventò una corrente d'opinione basata sul riconoscimento dei diritti delle culture e mirante a sradicare dalle consuetudini linguistiche usi ritenuti offensivi nei confronti di qualsiasi minoranza (fu allora, ad esempio, che "afro-american" sostituì "black", "nigger" e "negro", per designare i "neri d'America")».
In questo filone, giovedì scorso è stato organizzato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, dal titolo "Non siamo così. Donne, parole e immagini". Al centro dell'iniziativa, il linguaggio di genere e la rappresentazione del femminile.
La presidente Boldrini (Nilde Iotti, quando ero presidente di gruppo, preferiva "Il presidente") ha inviato, nell'occasione, una lettera alle deputate ed ai deputati perché negli interventi in Aula sia garantito «il pieno rispetto delle identità di genere».