Pare che il caldo terribile di questi giorni sia destinato ad attenuarsi, ma intanto picchiato ha picchiato duro, prefigurando cosa vorrà dire, se non ci sarà serietà sul riscaldamento globale e le sue conseguenze, mettere le Alpi dentro un forno.
In queste ore credo tutti abbiano goduto con gioia dei gelati. Viviamo in uno strano mondo: quando ero bambino, in pieno boom economico, la grande libidine era passare dal gelato artigianale al gelato confezionato. Oggi anche i gelati confezionati fingono un'origine artigianale e quelli davvero artigianali prosperano in un'indiretta polemica con i prodotti industriali. Tutto cambia, insomma. Dando per scontato che i due capisaldi della mia vita sono stati il gelato artigianale di quando ero molto piccolo dalla Signora Vinzia, lattaia e gelataia di Verrès, quando i due mestieri erano interconnessi e poi il ricordo - con quell'odore di salsedine che mi torna nelle narici, depositato com'è in un angolo della memoria - i prodotti della gelateria "Romolo" di Porto Maurizio, Imperia, quando si passava dal gelato con la famiglia come mondanità serale, ai gelati consumati autonomamente come senso di affermazione adolescenziale.