CasaPound ad Aosta

casapound_militante.jpgHo sempre ritenuto l'antifascismo una parte fondamentale della mia formazione culturale. Ma, ciò detto, ho sempre trovato che ci sia un "antifascismo da operetta" pronto ad indignarsi e ad accendersi come un cerino a detrimento dei problemi veri, che ci sono in un Paese dove il fascismo ha lasciato continuità da brivido e dove i terroristi neri hanno ucciso senza pietà per poi rifugiarsi, non tanto maschiamente, nella cultura italiana del perdonismo piagnone del «teniamo famiglia».
Non mi convincono, tuttavia, le vibranti dichiarazioni contro l'annuncio della possibile nascita ad Aosta di una sede di "CasaPound", un'organizzazione di evidente stampo fascista.
Consiglio la visita al sito ufficiale, dove si trova il programma dell'organizzazione.
In un italiano zoppicante e degno di essere letto e doppiato dalla voce stentorea di un "Film Luce" del Ventennio, si trova una miscellanea confusa e indigesta di fascismo sociale. Si va dalla riconquista nazionale all'Europa autarchica, dallo schiavismo anglosassone alla mobilitazione per evitare che l'Italia diventi un «popolo di barboni», dalla valorizzazione del Diritto Romano all'auspicio che l'Italia si doti di arma nucleare.
Tralascio altre amenità di questo genere, che mostrano una pochezza di contenuti e un insieme di slogan privi di fondamento.
Che se la aprano - se ce la faranno - questa "CasaPound" ad Aosta, perché affonderanno nel ridicolo.

Commenti

Mah ...

io non sarei così tollerante.

Sarebbe...

grottesco farne delle vittime della libertà di espressione...

Chi ha paura di "CasaPound"?

Le prese di posizione di “Sinistra Valdostana”, vuoi per il tono da orfani di Trotsky, vuoi per l’imperatività linguistica, ricordano da vicino Mario Brega in "Bianco Rosso e Verdone" quando, interpretando il padre di un hippy e tacciato di fascista, alza entrambi i pugni chiusi e urla: «Io fascio? A me fascio? A Zoccole'... Io non sò communista cossì... Sò communista cossìiii!!!». Per carità, niente di male o di disonorevole, anzi una dimostrazione di attaccamento agli ideali di quelle che, nel Paese in cui una escort accetta consigli onanistici dal Primo ministro, dovrebbero vedersi più sovente.
Tuttavia, se la storia - sforzandosi di leggerla onestamente - dà dei giudizi, non si può che giungere alla conclusione di quanto quelle formule e quei toni siano, oggi come oggi, i meno adeguati per raggiungere gli obiettivi che il progetto politico di cui costituiscono espressione si prefiggeva. Intendiamoci, essere "duri e puri" è una gran bella cosa, sicuramente una virtù, ma porta a non comprendere, nel conto, un ingrediente scomodo: l’opportunismo delle masse. Da cosa sono stati spazzati via gli anni di piombo (che avevano diviso l’Italia, spingendo pure chi non condivideva la lotta armata a fare il tifo, sotto sotto, per una fazione piuttosto che per l’altra)? Dalla sbornia consumista anni ottanta, vista come passe-partout verso il benessere mai avuto prima.
"Canale 5" inizia a trasmettere, "Burghy" apre nelle metropoli del nord e, d'incanto, i compagni fedeli alla causa, graniticamente uniti nella lotta per il trionfo del proletariato, diventano, alla velocità di una pandemia, quattro delinquenti da spedire a guardare il sole a strisce orizzontali in tempo zero. Certo, avranno avuto il loro effetto, su cotanto meccanismo psicologico collettivo, anche la strategia della tensione, ed altre spinte centripete di oscura ed inquietante natura, ma la realtà resta che la pancia piena, alla stregua di quanto avviene nel dialogo tra le periferiche di un personal computer, confligge con l’unità cervello e ne rallenta, e distorce, il potenziale e la capacità di elaborazione delle informazioni.
Chi fa politica, oggi come oggi, non può non tenerne conto e in Italia quest’arte vanta insuperabili maestri. I giornali, con i fatti e misfatti della classe dirigente italiana perdonati in tempo reale al solo sventolar d'un abbassamento delle tasse, e con un’opposizione che ha elevato il «Vorrei, ma non posso e non so nemmeno se davvero voglio» al rango del "Born to kill" sull’elmetto dei soldati americani in Vietnam, lo dimostrano quotidianamente. Tutto ciò, però, spiega anche un’altra cosa, ovvero come mai coloro che Gianluca Iannone (nell'intervista a Ugo Maria Tassinari) ha definito «improvvisati sociologi», nel tentare di costringere "CasaPound" in uno dei faldoni mentali cui tutti facciamo riferimento per ragionare dello scibile politico o associazionistico falliscano miseramente.
La lettura di "CasaPound: dietro la maschera" di Saverio Ferrari, per quanto nella seconda parte dell’articolo sfoci in scenari complottistici auto-referenziali (purtroppo distintivi di parte di una sinistra per cui "l’altro" ha sempre diritto di parola, ma se è gradito può pure alzare un po' la voce), offre nelle prime righe degli spunti di riflessione fondamentali su una realtà in sorprendente via d'espansione. In un anno di attività, raggiunto nello scorso giugno, sono state organizzate centocinquanta conferenze, compresa la presentazione di un libro di Valerio Morucci (con Giampiero Mughini come ospite) e una serata-appello al porre fine «al meccanismo diabolico dell’antifascismo», con protagonista il vice capogruppo del PdL al Comune di Roma, Luca Gramazio.
E, come avrebbe detto Corrado, non finisce qui. Il "Blocco Studentesco", ovvero la diramazione nel pianeta scolastico di "CasaPound", ha raccolto centoventi rappresentanti negli istituti superiori e, nella sola Roma, 37.000 voti, con una media del 18% dei consensi. E' parola dello stesso Iannone che risultati del genere siano al di là delle aspettative dei vertici di ciò che, giuridicamente, si configura come un’associazione di promozione.
Ora, tutto ciò - immagino sia condivisibile - sta un po’ stretto attorno all’immagine operettistica di quattro neofascisti sgangherati, che salutano il sole al mattino e danzano attorno alle rune al calar della notte, come alcuni di quelli raccontati da Tassinari in "Fascisteria". Qui siamo davanti a numeri che non si fermano a due cifre, a legami con il mondo intellettuale e di governo tutt’altro che labili (da non dimenticare poi le numerose candidature nel PdL, in qualità di indipendenti, di esponenti di "CasaPound"), a una capacità di presa e di aggregazione superiore alla media, vuoi anche per la sensibilità della collettività, in un periodo assolutamente critico sul piano economico, a ricette tutte aiuto sociale e priorità degli autoctoni nell’attribuzione dei posti di lavoro. Non riconoscere quest’ultimo elemento sarebbe come fingere di non capire in quale terreno affondi le sue radici il successo della Lega Nord.
Certo, in "CasaPound" ci sono anche - tutt’altro che nascosti - i simboli di un passato da brivido, la violenza (diversi leader sono stati condannati per episodi specifici), alcune delle teorie storiche più infelici e il richiamo a filosofi ed autori che definire controversi è eufemistico. Su tutti, quello a cui l’associazione deve il nome, ma anche Junger ed Evola. Ce ne sarebbe a sufficienza per storcere il naso, o per invocare l’applicazione di quella parte di Costituzione in cui si parla di Apologia del fascismo, ma è qui che entrano in campo le pance piene, e pure quelle mezze vuote, unite nel far pesare di più nel giudizio complessivo su CasaPound - nel primo caso per negligente opulenza, nel secondo per ingenua necessità - il piatto della bilancia contenente le presunte qualità, rispetto a quello con le nefandezze.
Non serve l’Istat per realizzare come, in Valle d’Aosta, quanto a pance, il panorama non ricordi esattamente il Serengueti.
Pertanto, sostenere aprioristicamente, come ha fatto il Consigliere regionale Luciano Caveri sul suo blog, che l’associazione, tra queste montagne, sia destinata a fallire, è quantomeno avventato. Verosimilmente, si può ipotizzare che, così come in Trentino Alto-Adige, i migliori servizi offerti alla comunità e l’assenza di scandali pubblici macroscopici, derivanti dall’Autonomia che ha consentito una diversa e più efficace gestione delle risorse a disposizione, renderanno la vita maggiormente difficile ai seguaci di Ezra Pound.
Difficile, ma non impossibile.
Il ragionamento, infatti, omette una variabile trascurabile quanto la direzione del vento nel giorno in cui l'Enola Gay ha sorvolato Hiroshima. Segnatamente, la “svolta a destra” (francamente, la storia dell’«accordo tecnico limitato alle elezioni europee» inizia a mostrare qualche crepa) cercata, a livello istituzionale, dall’Union Valdôtaine. Si può escludere a monte il fatto che, nella costruzione di uno scenario caratterizzato dall’assenza di alternative politiche, tale da rendere la scelta ultima del "Mouvement" praticamente obbligata, una presenza, se non radicata quantomeno non negligibile, di "CasaPound" non rappresenti, in realtà, una variabile tale da far gioco?
In parole povere, posto che, seppur ufficialmente embrionali, ma dei rapporti tra il "Mouvement" e il PdL esistono, e le relazioni tra il Centrodestra al governo e "CasaPound" oltrepassano la vaga affinità ideale (come si è detto nelle righe precedenti), perché non partire da un presupposto diverso dal fatto che lo sbarco di quest’ultima in Valle abbia carattere estemporaneo e sia destinato a un insuccesso annunciato quando, per proprietà transitiva, la tela costituita dal nuovo convenuto nella galassia locale potrebbe trovare assolutamente posto in un mosaico che pare mirato ad una prospettiva di ben più lunga durata, peraltro con progetti di governo?
In questo senso, ancor più dell’"Arci" e della "Sinistra Valdostana", saranno assolutamente significative le prossime mosse della "Jeunesse Valdôtaine", che al momento non ha messo becco (e "CasaPound", di converso, ha evitato di tirarla in ballo) nella querelle che ha riportato la politica giovanile al tempo di "rossi contro neri", come sottolineato da Daniele Mammoliti sulle pagine locali de "La Stampa".
Dai giovani del Leone, perché sia veramente efficace, è lecito attendersi, più che una reazione diretta alla nuova presenza, soprattutto una risposta in termini culturali, visto che una storia la Valle ce l’ha ed è impregnata di valori non esattamente sovrapponibili a quelli della destra, moderna o antica che sia. Il rischio, in caso contrario, sarebbe di dar forza all’immagine, peraltro già sinistramente corroborata da alcuni indicatori, legati soprattutto ad eventi recenti, di un movimento talmente concentrato sul piano elettorale, da subire una diminutio della visione d’insieme e della sua capacità di risposta alle esigenze della comunità.
Tutto ciò premesso, ci sarebbe da riflettere pure su ciò che è diventata, quanto a terreno culturale, la scuola. Purtroppo, fatte salve alcune eccezioni, una rapida ricognizione consente di concludere che la presenza di coscienze civiche paia direttamente proporzionale a quella di "cento e lode" all’esame di maturità. Ne consegue un humus sociale tutt’altro che sfavorevole alla crescita di chi, come "CasaPound", include tra le sue priorità prendere a cinghiate il qualunquismo e le sue emanazioni, financo catodiche. "Sinistra Valdostana" e "Arci" - che pure fanno bene ad interpretare la loro parte, altrimenti sarebbe lecito interrogarsi sul persistere della loro ragion d’essere - dovrebbero entrare nell’ordine di idee che quello di "CasaPound" non è folklore.
Seppur giocata su mille ambiguità e pericolosi richiami, è politica. Quella di cui è ora che in Valle d’Aosta si ricominci a parlare, soprattutto da parte dell’Union Valdôtaine. L’immagine di un "Mario Brega di chez nous" intento a urlare in piazza Chanoux: «so' unionista così!!!» può far ridere. Molto meno, il giorno in cui accadesse davvero, perché significherebbe l’avviato riallineamento di cervelli, pance e, di conseguenza, coscienze. Allora sì, si potrebbe essere d’accordo con Caveri sulla fine annunciata di "CasaPound".
Adesso come adesso, no.

Bene...

Avevo alcune esitazioni a entrare pesantemente nell'argomento ma Christian mi ha dato il la per cui, ligio al dovere, espongo le considerazioni che mi sono venute in automatico alla lettura di queste notizie.

Lo faccio anche se certe cose dette da me, che ho sempre sponsorizzato l'apertura verso entrambi gli schieramenti nazionali, può sembrare un po' incoerente, se sarà così pazienza, chi mi conosce sa cosa penso e non mi giudicherà male.

Prima cosa: il fascismo e il comunismo.
Qui bisogna sgombrare il campo da un equivoco, fascismo e comunismo non sono morti. Essi vivono perché c'è gente che crede di poter realizzare nuovi mondi adattando con la forza la realtà alle loro ipotesi progettuali. Finché ci saranno persone che invece di cercare di guidare l'evoluzione del mondo vorranno trasformarlo per renderlo come da progetto avremo sempre a che fare con l'autoritarismo e la libertà sarà in pericolo. "Casapound" è, in questo caso, speculare a "Lotta Comunista" di cui un giovane adepto, pochi giorni fa, di fronte alla mia affermazione «voi siete autoritari» ha risposto «Certo, in fase iniziale» chiarendo, se ce ne era bisogno, che per lui (loro) il rispetto delle altrui idee e sensibilità è un optional, pura sovrastruttura.

Seconda cosa: i nuovi destri.
I nostri simpatici eredi del duce e di Gentile hanno cominciato a rialzare la testa già all'inizio degli anni '90 con l'avvento del primo governo Berlusconi che si è portato al governo personaggi come Tremaglia (ex-repubblichino non pentito). Risale ad allora l'uscita di giornali di destra nuovi ("L'Italia Settimanale" di Veneziani) e vecchi (il ritorno de "Il Borghese", per esempio). Con il tempo molte organizzazioni dell'estrema destra hanno preso coraggio e hanno cominciato a fare attività alla luce del sole sbattendosene le palle della possibilità di essere accusati di ricostituzione del partito fascista. Questo fenomeno dimostra una cosa: che come i germi di una malattia si sviluppano se si offrono loro condizioni ambientali favorevoli, così i germi della violenza e dell'intolleranza si sviluppano laddove l'habitat è tale da favorirne la coltura.

Terza cosa: i nuovi rossi.
Qui da noi non ci sono, anzi i loro reliquati versano in grave crisi e non destano preoccupazione, però basta guardare nei paesi dell'est europeo per scoprire che nelle società più disastrate socialmente ed economicamente i partiti comunisti stanno tornando ad avere importanti successi elettorali, e in alcuni casi governano. Vale la considerazione di prima relativa ai germi.

Veniamo a noi.
Christian dice: «posto che, seppur ufficialmente embrionali, ma dei rapporti tra il "Mouvement" e il PdL esistono, e le relazioni tra il Centrodestra al governo e "CasaPound" oltrepassano la vaga affinità ideale (come si è detto nelle righe precedenti), perché non partire da un presupposto diverso dal fatto che lo sbarco di quest'ultima in Valle abbia carattere estemporaneo e sia destinato a un insuccesso annunciato quando, per proprietà transitiva, la tela costituita dal nuovo convenuto nella galassia locale potrebbe trovare assolutamente posto in un mosaico che pare mirato ad una prospettiva di ben più lunga durata, peraltro con progetti di governo?»
Ed ha ragione!!! Qui il discorso diventa di verificare se esistono le condizioni ideali perché i neoneri possano crescere e svilupparsi fino a diventare un pericolo per la convivenza pacifica. E qui entrano in gioco due ordini di considerazioni:
1) Un eventuale spostamento a destra dell'asse di Governo sarebbe come riscaldare l'acqua di coltura, i germi si riprodurrebbero con maggiore facilità a causa dell'assenza (o dell'inerzia) di anticorpi politico-culturali maturi ed efficaci e controllarne l'attività poi diverrebbe molto difficile.
2) Gli adolescenti valdostani, come i loro coetanei italiani daltronde, sono profondamente ignoranti per ciò che riguarda la Storia e ciò li rende particolarmente vulnerabili. Abbiamo di fronte una generazione di "bociasa" che potrebbero facilmente essere trascinati dal fascino dei miti, dei simboli e del folclore nero che, piaccia o no, ha anche caratteristiche affascinanti (il mito della forza e del superuomo, soprattutto, ma non solo).

Il pericolo insito nella crescita di una organizzazione di questo tipo non risiede tanto nella possibilità (abbastanza remota) di un ritorno al potere ma piuttosto nella possibilità di creare un clima destabilizzato in cui potremmo rivedere un giorno scontri tra opposti estremismi, anche violenti, anche per la strada o a scuola.

Ecco, in queste poche riflessioni ho riassunto le motivazioni della mia laconica affermazione precedente nella quale Christian ha sapientemente letto tra le righe.

Questi signori mi inquietano.

Corrado

Vi ho letto volentieri...

ma richiamo tutti alla sintesi!

A chi fa paura CasaPound?

A me.
Ho sempre avuto paura di chi ha la verità in tasca, soprattutto, la spocchia di avere la soluzione a tutti i problemi. L'apoteosi si ha con la soluzione cercata con l'abolizione della democrazia.
Ma la mia paura non si limita a questi novelli sacerdoti del fascismo, mi preoccupo anche di quelli che fanno discorsi al loro completo opposto.
Dove riposa la mia paura? Credo di essere legittimato da una politica ridanciana, infatti il "Bagaglino" non ha lo stesso successo, dimentica dei valori della nostra Costituzione.
Ha ben da richiamare Napolitano... Ma qualcuno lo ascolterà?
La storia è difficile da ricordare, soprattutto da cosa è nato il sacrificio dei partigiani, e dei repubblichini. Perché, non bisogna far finta di nulla, una guerra civile è una sconfitta per un paese, mentre noi ci culliamo con il risultato finale.
Forse tutte queste manifestazioni sono fuochi di paglia... ma dipende vicino a cosa bruciano.

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