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18 mag 2010

Il declino dell'interesse per la montagna

di Luciano Caveri

Per anni - e ancora oggi al "Comitato delle Regioni" - mi sono occupato della politica della montagna. Fra alti e bassi, direi che si era portato a casa un generale riconoscimento nei confronti dei territori montani e delle loro particolarità. Ora noto un'evidente situazione di sordità verso questi argomenti. Penso alla recente bocciatura alla Camera di un emendamento su di una vecchia questione quale le agevolazioni su gasolio e gpl in aree montane. Una proroga un tempo automatica questa volta bocciata dal Parlamento. Mi riferisco poi, come cartina di tornasole, all'esclusione dell'Uncem (Unione nazionale Comuni ed Enti montani) dal Comitato per l'attuazione del federalismo fiscale. Trionfa semmai la retorica pelosa, tipo la "festa dei piccoli Comuni", celebrata in gran pompa giorni fa, mentre i piccoli Comuni montani (che sono la maggioranza) stentano a sopravvivere fra feroci tagli di fondi e desertificazione dei servizi essenziali. Sarà pur vero che per ora, in larga massima, la nostra Autonomia pone a riparo i nostri Comuni, le cui finanze sono floride, e che hanno nelle Comuni montane un riferimento per abbattere i costi per una serie di prestazioni unificate. Tuttavia è bene capire che l'incomprensione verso i "piccoli" è una marea montante, nella logica "grande è bello" che può fare molto male alla Valle d'Aosta ed è l'esatto contrario di quel federalismo che - prezzemolino buono per tutti gli usi - sembra ormai usato come una caramellina per evitare che puzzi l'alito.