Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
11 ago 2010

C'era una volta la Stipel...

di Luciano Caveri

La privatizzazione di "Telecom" in Italia non è una storia di successo. Anzi, è la storia di un disastro, che in parte si incrocia con la distruzione della "Olivetti", e che pesa ancora oggi su di un settore come la telefonia e i suoi incredibili sviluppi tecnologici e economici, che i soci privati di "Telecom" hanno trasformato - con un tocco contrario a quello di re Mida - in un indebitamento da cui non riescono a riprendersi. Personalmente ricordo i precedenti: il telefono che si afferma in Valle con la "Stipel", poi dal 1964 l'azienda diventa "Sip" e "presidia" anche la nostra Regione e la presenza resta ancora capillare in Valle dal 1994 con la neonata "Telecom", controllata dal Ministero del Tesoro e con una miriade di piccoli azionisti. Poi, dalla fine degli anni Novanta, si susseguono le operazioni, in parte oscure e in parte finite in tribunale, che portano alla situazione attuale che per la Valle ha significato una progressiva desertificazione: sparite le strutture regionali, trasferito il personale, rallentati gli investimenti, cessata la manutenzione. Un disastro annunciato e "Telecom" privatizzata è rimasta nel frattempo monopolista di una buona parte della rete fissa in barba alla liberalizzazione che è stato l'alibi per una privatizzazione da rapina. Oggi l'azienda è un interlocutore lontano (l'ultimo accordo lo stipulai io per l'estensione della banda larga), per gli utenti qualunque guasto o nuovo impianto diventa un'impresa nei rapporti con call center, non c'è più una catena di comando locale. Tanto che i nuovi "tagli" di personale "Telecom" da noi cadono su una realtà già sparita da tempo e che fa rimpiangere il "pubblico".