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07 set 2010

Nero

di Luciano Caveri

Amo i dizionari, perché tra l'altro sono utili per capire, nella straordinaria espressività delle lingue, come la stessa parola - anche quando potrebbe essere solo un colore - diventi invece straordinariamente cangiante. Per dire: se siete d'umore nero e vedete tutto nero, ci sono diverse proposte. Potreste viaggiare nel nero dello spazio, verso un buco nero, oppure partire per il Continente nero, dove magari potreste scoprire un giacimento d'oro nero, che non è la stessa cosa di un pozzo nero. Oppure, al mercato nero, potreste comprare una forma di pan nër, una confezione di olive nere, una tavoletta di chocolat noir, sorseggiando caffè nero o un thè nero, evitando di annusare - per non starnutire - il pepe nero. Sennò - se siete nel buio di una nuit noire - perché non farsi un bel sogno? Attenzione agli incubi con l'uomo nero o ad incappare nella vostra bestia nera o nel manganello delle camicie nere. Semmai, se stentate a dormire - potreste leggervi un bel noir oppure contare le pecore nere (meglio evitare i gatti neri!). Sin qui, ovviamente, il tono è scherzoso, ma vorrei lasciarvi con le riflessioni derivanti da una frase dello scrittore Bruno Dechamps: "Les photographes écrivent avec la lumière, puisque c'est cela que signifie le mot photographie. Les écrivains ont pour matière première le parfait contraire de la lumière, le noir de l'encre. Il faut qu'ils s'en arrangent. C'est avec un jus de ténèbres qu'ils font jaillir des rêves, des paysages lointains saturés de blancheur, des banquises étincelantes, des visages à vous mettre à genoux pour prier qu'ils ne s'enfuient pas ailleurs séduire d’autres regards".