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11 nov 2010

Wi-fi più libero

di Luciano Caveri

Sul tema di un superamento del vecchio "decreto Pisanu", che bloccava l'espansione delle reti wi-fi con regole inesistenti in tutte le democrazie occidentali, ero intervenuto in Consiglio Valle. Chiunque pratichi altri Paesi europei, cercando connessione con il computer o con il telefonino, sa che si sono trovate misure per contemperare la libertà di collegamento via radio con la Rete e le esigenze di controllo dell'identità di chi va sul Web con cattive intenzioni. In un caso in cui sono stato "parte lesa" (per i vomitevoli contenuti riversati in qualche blog) ho potuto verificare che nel rendere facile l'accesso ad Internet bisogna mantenere appunto una qualche cautela proprio contro chi usi questo strumento per delinquere poco o tanto. Certo è che finalmente, dopo tentennamenti e pasticci, si va verso una soluzione nuova e "liberalizzatrice". Per una forma di sospettosità congenita verso i complicatori degli affari semplici vanno ormai attese le nuove normative, ma va riconosciuto che questa volta il fronte degli oppositori ai controlli micragnosi si è fatto vasto ed eterogeneo. Attenzione, tuttavia, a cantare vittoria troppo presto: chi vive, come i valdostani, in aree di difficile copertura e di ridotta redditività sa bene che per garantire un servizio "universale", cioè nella logica dell'eguaglianza dei cittadini, non ci si può lasciare condurre dal solo mercato. In questo senso - e di recente sul punto sono intervenuto nella plenaria del Comitato delle Regioni - bisogna sempre sottolineare come nelle "aree marginali" la politica di limitazione degli aiuti pubblici vada opportunamente attenuata dal buonsenso, che è in fondo la necessità di evitare l'esistenza di cittadini-utenti di serie B.