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02 lug 2011

Val di Susa

di Luciano Caveri

Dieci anni fa di questi tempi già si discuteva della nuova tratta ferroviaria nota come "Torino - Lione". Un'opera inserita nella "Rete transeuropea dei trasporti" e di cui si parlò molte volte quando io stesso mi occupavo della materia al Parlamento europeo, continuando poi ad occuparmene per l'interesse politico che bisogna avere per la politica dei trasporti attraverso le Alpi. Il treno, tanto per essere sintetici, è l'unico mezzo ragionevole, pur non essendo interamente  sostitutivo, in alternativa al transito merci con i camion nei trafori stradali e lungo le direttrici automobilistiche nell'Unione europea e ci vogliono ferrovie nuove, tanto per dire che chi pensa di modernizzare quelle ottocentesche sogna. Oggi resta un vizio di fondo, che rimarcai già allora, vale a dire il deludente coinvolgimento fin dall'inizio degli abitanti della Val di Susa e certe conciliazioni, anche con il cambiamento del progetto in certe zone, non hanno inciso sull'ostilità in parte davvero solo preconcetta o ideologica. Ma questa "linea del no" poteva in buona parte essere combattuta con informazioni ben date e scelte condivise, strada ragionevole non sufficientemente intrapresa, come mostrato con chiarezza, invece, sul versante francese. Ormai, come conseguenza finale e questo deve preoccupare comunque la si pensi, il cantiere di Chiomonte - che va aperto entro qualche giorno altrimenti verranno meno i finanziamenti europei - è diventato soprattutto e purtroppo, ad infiammare gli animi degli oppositori, un problema di ordine pubblico contro gli abitanti locali e la compagnia assai varia di oppositori della "TAV - treno alta velocità" che "occupano" la zona. Lo "Stato" si appresta "all'attacco" ed è un bel problema: se si andrà avanti così "ci scapperà il morto" e le tensioni cresceranno a dismisura e l'Unione europea farà un passo indietro.