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02 lug 2011

Ivrea la bella

di Luciano Caveri

E’ difficile per chi non abiti in bassa Valle capire il legame che esiste fra una parte della Valle d'Aosta ed Ivrea. "Ivrea la bella", secondo la celebre definizione di Giosuè Carducci nasce - ed è storia - come città contro le scorribande dei "nostri" Salassi, la popolazione celto-ligure che fu sconfitta dai Romani. E questo "cordone ombelicale" non è mai venuto meno nel tempo per l'ovvia continuità territoriale fra Valle d’Aosta e Canavese. Senza tornare troppo indietro pensiamo al legame stretto all'epoca del "Département de la Doire", con capoluogo Ivrea, con arrabbiatura dei giacobini valdostani che speravano in un'autonomia della Valle d'Aosta o alla Provincia di Aosta, che invertì i termini, "annettendo" alla Valle Ivrea ed un centinaio di Comuni canavesani dal 1927 al 1945, quando la Valle divenne "circoscrizione autonoma".

Non esistono documenti storici che mostrino, in analogia di quel che invece è capitato fra Trento e Bolzano, di un'idea di qualche eporediese di creare una struttura analoga, benché ci fossero figure di giunzione come quel Renato Chabod, senatore della Valle d’Aosta e celebre avvocato del Foro di Ivrea. Ma nel dopoguerra questo legame proseguì egualmente: pensiamo ai valdostani che comprarono delle cascine nel Canavese, sostituendo i piemontesi che andavano nelle fabbriche o ai tanti "pendolari" valdostani che riempirono gli stabilimenti dell'Olivetti. Come non dire poi dei molti nati a Ivrea, pur valdostani, vista la vicinanza del locale ospedale o a chi - me compreso, in parte - che hanno studiato nelle scuole eporediesi. Mi ha sempre divertito che da alcuni la mia famiglia venisse creduta canavesana, solo perché mio zio Severino nacque ad Ivrea nel 1908 a causa del fatto che mio nonno Renato fu per un certo periodo sotto-prefetto della città, acquisendo anche alcuni meriti per la tutela del celebre castello. Personalmente amo Ivrea, che pure proprio nello sciagurato "dopo Olivetti", quando ragioni finanziarie distrussero la straordinaria avventura dell'elettronica italiana e poi della conseguente telefonia mobile, vive ancora una situazione di crisi. Ma per noi valdostani del "sud" della Valle il Canavese è un "buen retiro": si va al ristorante, al cinema, ai laghi, a fare due vasche in via Palestro nel centro città. Si tratta anche di confrontarci, in positivo per noi, fra chi gode di un'Autonomia speciale, che è in primis politica, e di chi invece ha quotidianamente a che fare con il regionalismo ordinario che non è "né carne né pesce". E questa situazione, non essendo tra l'altro Ivrea diventata Provincia, a differenza di Biella, ha reso complicata quella collaborazione politico-amministrativa che sarebbe nelle cose.