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18 ott 2011

Chiamatemi Fantozzi

di Luciano Caveri

Mai come oggi mi sento Ugo Fantozzi. Partenza per Bruxelles e seguente ragionamento: poiché l'arrivo del volo avviene ad una ventina di minuti a piedi, da percorrere con ritmo da vero maratoneta, per giungere al ritiro bagagli, questa volta spedisco da Torino ed evito di trascinarmi il bagaglio a mano. Idea eccellente. Arrivo a destinazione e vado al nastro e vedo girare le valigie. Mi concedo una "pausa pipì" da record di rapidità e spunto in posizione ritiro. La vedo la valigia e la tiro giù. E' lei. Poi, per un atavico scrupolo, confronto il mio numero d'etichetta, appiccicato sulla carta d'imbarco e vedo che non ci siamo. Provo ad aprirla con i numeri della combinazione di chiusura: nulla. Guardo l'etichetta interna con i dati personali: la valigia è identica ma non è la mia e il proprietario non ha messo il suo nome nell'apposita fessurina. Aspetto, guardo, scruto. Nulla da fare: lo sconosciuto se n'è andato con la mia valigia e io la sua la lascio al servizio bagagli, dove - per la privacy - non mi dicono chi è il "voleur" in buona fede, pur avendolo identificato dall'etichetta di spedizione. L'addetto ostenta ottimismo. Sbaglia perché nel corso della giornata il sistema automatico telefonico in cui inserisco il codice del mio disguido dice che nulla si sa sulla mia valigia. All'imbrunire la segreteria mi annuncia che mi passerà un addetto. Cade la linea decine di volte e nessun umano si palesa all'apparecchio. Provo il centralino multilingue dell'aeroporto che fra musichette e annunci mi fa stare alcuni minuti in linea e poi mi liquida dicendo che al centralino non c'è nessuno. Avendo studiato il "Manuale delle giovani marmotte", mi attrezzo per l'igiene intima: rasoio e schiuma da barba, deodorante, spazzolino e dentifricio e quel che trovo al "Metropole" di Bruxelles. Facile. Più difficile per il resto con cui arricchire l'unico vestito blu d'ordinanza che verrà posto in stiratura nell'apposito aggeggio portabiti in hotel. In Europa vige il calzino corto, per cui compro calze un pochino più grandi del piede per evitare l'effetto polpaccio a nudo. Le camicie in Belgio sono mediamente orrende e me la cavo dopo vari giri con prodotti che farebbero inorridire Gino Canonico e famiglia, miei storici fornitori di completi classici. Taccio sulle due cravatte, degne della sagra del kitsch. Senza valigia, nel cuore dell'Europa, Fantozzi Ugo Luciano spera nella sua valigia, che questa notte sognerò.