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10 apr 2012

Fermarsi a pensare

di Luciano Caveri

Ho sempre considerato la dimensione religiosa uno spazio privatissimo e raramente mi avventuro in questo ambito delicato, difficile e, nella mia considerazione, intimo.  Sono sempre stupito da chi, invece, fa della fede - non dei suoi insegnamenti universali - una bandiera nella vita pubblica e in politica. Noto che spesso così questo atteggiamento, anche nel cuore dell'Occidente, sfocia o in una banalizzazione della religiosità o nella deriva di quegli stessi integralismi che contestiamo agli eccessi estremistici di certi islamici o indù. A questo vorrei pensare nel giorno simbolo del dolore del cristianesimo, il venerdì santo, con quel simbolo, la croce, di cui è evidente la tragicità. Astraetevi per un attimo dalle abitudini e pensate a Cristo in croce e a quella normalità in cui ricadiamo nell'usare questo terribile e barbarico strumento di morte come simbolo di una religione basata sull'Amore. Chi si ritiene federalista può abbeverarsi nei pensieri e nelle idee di molti, laici o credenti che fossero, anche se è indubitabile di come - ad esempio nel federalismo personalista - risuonino chiare le influenze di alcuni pensieri del cristianesimo. D'altra parte come non potrebbe essere così per una religione che in 2000 anni ha forgiato a che nella piccola Valle d'Aosta (fiera, sin che è durato, del particolarismo della sua Chiesa locale) coscienze, arte, filosofia e naturalmente politica. Viviamo un'epoca difficile e in un mondo in cui tutto sembra difficile e di cui la violenza resta un tratto distintivo. Evocare, nel periodo pasquale, speranza e pace assume dunque un valore esemplare, se ci si ferma un attimo a pensare. Intanto, Buona Pasqua!