Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
13 set 2014

Dare i numeri

di Luciano Caveri

Sapete perché si dice «dare i numeri»? La spiegazione è semplice e non ha nulla a che fare con aritmetica o matematica, ma con quella materia fumosa, perché infondata, che è l'astrologia. Scriveva il grande Charles-Louis de Secondat, baron de La Brède et de Montesquieu, noto come Montesquieu, vissuto fra la seconda metà del Seicento e metà Settecento, quando la gran parte delle persone credevano in questa pseudoscienza: "L'entêtement pour l'astrologie est une orgueilleuse extravagance. Il n'y a pas jusqu'au plus misérable artisan qui ne croie que les corps immenses qui roulent sur sa tête ne sont faits que pour annoncer à l'Univers l'heure où il sortira de sa boutique". Ebbene, quel "dare i numeri" si riferisce - e resta tristemente d'attualità che, malgrado l'Illuminismo avesse già spazzato via certe baggianate, ai presunti maghi che tentano di ricavare dai sogni e dai racconti di quelli che si rivolgono loro i numeri giusti da giocare al Lotto. Ecco perché si è associata questa fabbrica di sogni al concetto di dire stupidaggini, quasi al limite di un pizzico di innocua follia. Ci pensavo, riferendolo al rischio di chi dà i numeri dei visitatori a qualunque luogo o manifestazione senza alcuna chiarezza, come si deve obbligatoriamente fare per i sondaggi, sul metodo utilizzato. Per capirci: un conto è contare i biglietti venduti per una mostra, un altro è mettere un meccanismo tecnologico che si limiti a contare chi passa, senza fare la tara di chi passi per lavoro e di chi vada avanti indietro nello stesso luogo da chi transita una tantum come reale "cliente". Non sarebbe male, perciò, che in Valle, per evitare cifre del tutto dissonanti fra di loro, si sincronizzassero gli orologi, parlando tutti la stessa lingua per evitare che ci siano coloro che ci cascano in buona fede o fanno la ruota come i pavoni senza ragione. Capisco che non è pura solo credulità o vanagloria: serve a motivare finanziamenti pubblici e a caricare di meraviglia gli sponsor privati che mirano ad un risultato che cresce a seconda dei numeri fatti. Poi, si sa, che in certi casi si associano i numeri a parametri di effetto moltiplicatore sull'economia locale: più e alto il numero di base e più grande sarà l'esito della moltiplicazione. Sembra la vecchia storia dei cortei e delle manifestazioni di piazza, quando a ridimensionare i numeri dei protestatari ci pensa la Questura... Certo quando si realizza un'opera di qualunque genere (penso alla ristrutturazione del Forte di Bard o alla futura funivia del Monte Bianco, di cui tra l'altro aspetto con interesse i costi finali rispetto a quelli previsti in appalto) è bene - come per una manifestazione, pur con il rischio meteo - capire anzitempo quali saranno le ricadute. I costi complessivi di funzionamento sono ovviamente da rapportarsi anche al pubblico che affluirà e questo obbliga a logiche previsionali e a trasparenza sugli esiti reali.