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04 nov 2014

La contaminazione culturale

di Luciano Caveri

Con buona pace di chi non sopporta l'evidente americanata, segnalo che la gran parte dei giovani - così mi arriva dal rapporto coi miei figli, vedette generazionali - festeggiano Halloween. L'occasione di divertimento è più forte di qualunque analisi e, per chi lo fa, l'occasione di travestimenti mostruosi è una possibilità che non si perde. Poco spazio ha, invece, quella storia dei bimbi in giro per "dolcetto scherzetto". Manca proprio il necessario retroterra culturale. So quanto si potrebbe dire su questo e segnalare come, nella prossimità della Festività dei Morti, la rappresentazione grottesca della Morte potrebbe suonare irrispettosa e a poco varrebbe rievocare, come alibi, quella parte di radici celtiche da cui deriva questa festa e di cui la Valle d'Aosta ha certamente fatto parte nei secoli di storia di cui, però, sappiamo poco. Nei ragazzi che si apprestano a divertirsi esiste una buona fede: non è qualche cosa "contro". Per altro, diciamo la verità, anche rispetto al culto dei morti ci sono molte trasformazioni in atto. Pensiamo solo al diffondersi della pratica della cremazione - cui personalmente aderisco, ma spero il più tardi possibile... - che oggi lega familiari ed amici non solo alla tradizionale tomba, ma anche al luogo fisico dove lo scomparso ha chiesto venissero sparse le sue ceneri. Veniamo travolti, in questo come in molti altri casi, da costumi e abitudini che non ci appartengono. E' il frutto della mondializzazione, che crea una grande contaminazione culturale. Fenomeno sempre esistito nel contatto fra i popoli, ma il livello planetario e la velocità di diffusione sono enormemente diversi. Internet, in particolare, diffonde con grande rapidità (ne parlo nel "Calepin" qui a fianco) tutte le novità. Ci sono aspetti assai positivi e aspetto meno edificanti. Cito appunto nel "Calepin" i clown aggressivi, che si sono diffusi sul Web in maniera virale, mentre l'altro giorno - come elemento positivo - discutevo con un medico che mi raccontava delle enormi potenzialità della telemedicina e dell'e-learning (l'apprendimento attraverso sistemi informatici) per la formazione sanitaria nei Paesi del Terzo Mondo, dove si muore ancora per un nonnulla. Oggi l'unica contaminazione che sembra fallire, per la vittoria di una visione tragicamente isolata di cui l'estremismo islamico è esempio tangibile, è fra noi e una parte consistente del mondo musulmano. E anche chi respinge certe visioni violente e pericolose sembra non avere - anche qui da noi - quella capacità di reagire sempre e comunque contro chi della loro religione fa una bandiera di guerra. Una timidezza che talvolta sfocia nell'ignavia o in una forma persino di simpatia velata. In "Tristes tropiques", libro del 1955, il celebre antropologo francese Claude Lévi-Strauss, uomo che certo non può essere accusato di grettezza o di chiusura, scriveva queste righe che fanno impressione: "Tout l'Islam semble être, en effet, une méthode pour développer dans l'esprit des croyants des conflits insurmontables, quitte à les sauver par la suite en leur proposant des solutions d'une très grande (mais trop grande) simplicité. D'une main on les précipite, de l'autre on les retient au bord de l'abîme. Vous inquiétez-vous de la vertu de vos épouses ou de vos filles pendant que vous êtes en campagne? Rien de plus simple, voilez-les et cloîtrez-les. C'est ainsi qu'on en arrive au burkah moderne, semblable à un appareil orthopédique avec sa coupe compliquée, ses guichets en passementerie pour la vision, ses boutons-pression et ses cordonnets, le lourd tissu dont il est fait pour s'adapter exactement aux contours du corps humain tout en le dissimulant aussi complètement que possible. Mais, de ce fait, la barrière du soucis est seulement déplacée, puisque maintenant, il suffira qu'on frôle votre femme pour vous déshonorer, et vous vous tourmenterez plus encore. Une franche conversation avec de jeunes musulmans enseigne deux choses: d'abord qu'ils sont obsédés par le problème de la virginité prénuptiale et de la fidélité ultérieure; ensuite quele purdah, c'est-à-dire la ségrégation des femmes, fait en un sens obstacle aux intrigues amoureuses, mais les favorise sur un autre plan: par l'attribution aux femmes d'un monde propre, dont elles sont seules à connaître les détours. Cambrioleurs de harems quand ils sont jeunes, ils ont de bonnes raisons pour s'en faire les gardiens une fois mariés". Ma poi la questione si fa ancora più di sostanza: "Grande religion qui se fonde moins sur l'évidence d'une révélation que sur l'impuissance à nouer des liens au-dehors. En face de la bienveillance universelle du bouddhisme, du désir chrétien de dialogue, l'intolérance musulmane adopte une forme inconsciente chez ceux qui s'en rendent coupables; car s'ils ne cherchent pas toujours, de façon brutale, à amener autrui à partager leur vérité, ils sont pourtant (et c'est plus grave) incapables de supporter l'existence d'autrui comme autrui. Le seul moyen pour eux de se mettre à l'abri du doute et de l'humiliation consiste dans une "néantisation" d'autrui, considéré comme témoin d'une autre foi et d'une autre conduite. La fraternité islamique est la converse d'une exclusive contre les infidèles qui ne peut pas s'avouer, puisque, en se reconnaissant comme telle, elle équivaudrait à les reconnaître eux-mêmes comme existants". Sono elementi su cui riflettere per affrontare la realtà di quelle contaminazioni non volute, che spingono anche giovani islamici, cittadini di seconda o terza generazione in Occidente, a combattere contro le società dove sono nati e cresciuti per l'odio verso l'"infedele".