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25 nov 2014

Le tendenze del turismo invernale

di Luciano Caveri

Pensando al turismo invernale, guardare le cime innevate è già elemento consolatorio e lo è anche la temperatura bassa (speriamo duri...), che consente comunque di accumulare neve programmata. Sembra una banalità, ma sappiamo come ormai l'arrivo delle nevicate giuste o almeno delle condizione per fabbricare neve sia una precondizione, che non sempre si è verificata in questi anni. Avendo anche la consapevolezza che, se si può, è meglio anticipare la stagione, perché lo stupendo sci primaverile non è più attirante, come invece dovrebbe esserlo per la sua bellezza. In questa fase della stagione, le previsioni economiche che si guardano sono quelle che vengono diffuse dall'"Osservatorio italiano del turismo montano". I dati complessivi sono speranzosi. Per la stagione invernale 2014-2015 le previsioni e gli indicatori segnano in Italia un fatturato complessivo stimato pari a circa nove miliardi e novecento milioni di euro e parrebbe assai confortante, con un incremento di turisti del 3,2 per cento per gli arrivi e del 3,8 per cento delle presenze. E' un dato per l'intera montagna italiana e dunque, come tale, di difficile lettura e direi che non riesce del tutto a confortare gli addetti ai lavori, che sono in questa fase più tentati dal pessimismo, anche per una crisi economica che non accenna a fermarsi.

Quel che risulta interessante dalla lettura delle tendenze è, per punti:

Ci sono, oltre agli sportivi e famiglie, quelli che scelgono la montagna invernale senza essere praticanti in automatico di una disciplina sportiva. Vengono chiamati con il solito anglicismo "Slons - snow lovers no skiers", cui piace la montagna imbiancata con i suoi paesaggi, il suo versante enogastronomico, la cultura locale, lo shopping e via di questo passo. Ma non praticano sport invernali; Paiono, nelle rilevazioni, destare interesse le località minori, più a misura d'uomo e anche più economiche a vantaggio in particolare delle famiglie, i cui costi standard per una sciata sono molto elevati e dunque si tira la cinghia. Conta anche il fatto che certe stazioni più piccole sono più "calorose" e c'è meno caos sulle piste. Le stazioni più grandi riescono a mantenere clientela nella misura in cui sappiano innovarsi e attirare i turisti con proposte originali; Per tutti, comunque, l'attenzione è a risparmiare qualcosa nella loro vacanza: si cercano le soluzioni migliori nel rapporto tra prezzo e qualità sul complesso dei servizi richiesti. Perciò conta moltissimo saper comunicare bene e per tempo le promozioni che si intendono proporre ai clienti. Esiste poi la necessità di saper coccolare i bambini con proposte apposite, perché "spingono" il resto della famiglia, così come esiste una ricca clientela "al femminile"; Vale ormai il principio della prenotazione all'ultimo minuto, specie per i fine settimana, influenzati fortissimamente dalle previsioni meteo. Da qui - cosa ben nota - la speranza che anche nel prossimo inverno non ci sia il solito catastrofismo anche per una flebile nevicata... Piace molto, così pare, l'idea di non prendere la macchina e spostarsi in treno. Dunque, su questo piano, la Valle d’Aosta è fuori gara. Parrebbe che gli italiani tendano di nuovo ad allungare un pelino i soggiorni, mentre gli stranieri - salvatori di molte stagioni - tendano ad accorciare ma, comunque sia, il turista della neve ama flessibilità in arrivi e partenze e ama "costruirsi" un soggiorno (Internet!). Tutti sono comunque accomunati dal desiderio di vivere la natura e per questo si scelgono località con montagne mozzafiato (un punto per noi) e naturalmente le zone benessere, se non proprio termali, contano.

Niente di stupefacente, insomma, ma resta ovvio che gli aspetti previsionali restano fondamentali per evitare di muoversi a casaccio, senza una strategia reale. Non vedo l'ora, intanto, di andare a farmi una bella sciata. Vantaggio di essere indigeno e di avere le piste a due passi.