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18 gen 2015

Le Primarie:Tu vuo' fa' l'americano...

di Luciano Caveri

Talvolta la civiltà di un Paese la si vede dalla difficoltà di avere l'adesione a regole di comportamento civico e alla necessità di dotarsi, in loro assenza, di una legislazione di cui si sarebbe potuto fare a meno. Invece, tocca fare i conti con i soliti furbi, che agiscono negli spazi grigi. Se applichiamo questo metodo degli stratagemmi ai delicati meccanismi della democrazia si apre un baratro. Scriveva Enzo Biagi che «La democrazia è fragile, e a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola». Qui ormai ci muoviamo goffamente sul formaggio coi buchi, tipo Emmental... Lo si era già capito nei giorni scorsi che in Liguria, con le "Primarie" per la designazione del candidato alla carica di presidente della Regione del Partito Democratico, si rischiava il patatrac.

La sfida fra i due candidati principali, Sergio Cofferati (oggi parlamentare europeo, sinistra PD) e Raffaella Paita (assessore dell’uscente Giunta Burlando, renziana), era stata preceduta dalle solite polemiche sui meccanismi di voto e in particolare su elettori del centrodestra "infiltrati" nel voto. Ora, a risultati acquisiti con la vittoria della Paita, Cofferati segnala al partito, ma minaccia di farlo anche in Procura, una serie di irregolarità, tipo le comunità straniere - come cinesi o indiani - andate a votare in gran numero e questo sarebbe avvenuto con logiche poco chiare. Sul punto si vedrà, ma credo che si possa già dire che quest'ennesima storia rinfocola la polemica sull'uso in Italia delle "Primarie". Non oso pensare che cosa capiterà in Campania per le imminenti, analoghe consultazioni. Ogni sistema istituzionale è nato e si trasforma a seconda degli usi, dei costumi e delle consuetudini proprie di ciascun Paese e le leggi, in fondo, non sono altro che lo specchio di tutto ciò. Così è avvenuto negli Stati Uniti, il Paese delle "Primarie" a tutti i livelli, dove consultazioni preventive scelgono i candidati per tutto, dalle contee fino al Presidente degli Stati Uniti e con regole che si sono fatte sempre più codificate e stringenti. In Italia, invece, le elezioni primarie non sono previste o regolamentate per legge statale. Solo due leggi regionali della Calabria e della Toscana prevedono meccanismi che regolino una scelta per le elezioni locali, ovviamente con una scelta opzionale se fare o no queste consultazioni preventive. Resta il fatto, insomma, che in assenza di norme cogenti questo tipo di "pre-elezioni" non ha alcun valore legale, mantenendo semmai quel valore politico di tentativo di maggior coinvolgimento della "base". Ma in un Paese a democrazia debole come l'Italia il rischio è che si frammischino fenomeni più o meno gravi che alla fine concorrano alla solita e ormai vieta antipolitica. Anche se parte di chi incarna l'antipolitica, come i "5 Stelle" di Beppe Grillo, hanno usato la versione 2.0 delle primarie con l'impiego di consultazioni via Internet, dalle candidature alle espulsioni, con logiche davvero poche convincenti di una sedicente democrazia diretta. Insomma, l'abitudine alle elezioni primarie di rilievo nazionale risale ormai a molto tempo fa, a quel 16 ottobre del 2005, quando si usarono per scegliere il capo della coalizione di centrosinistra, che divenne a furor di voti Romano Prodi. Da allora il centrosinistra ha più volte usato questo metodo e direi che in modo crescente si sono verificati liti e problemi. Sino al "caso Liguria" di queste ore che riaccende i fari sulle "Primarie", di cui tra l'altro si discute anche nel centrodestra, ancora a mezza strada fra Silvio Berlusconi e la sua possibile successione. E' dunque giunta l'ora di capire che cosa si voglia fare. Due le strade: smettere le "Primarie", tornando a forme tradizionali di cooptazione dei candidati oppure trovare formule legislative, magari originali ed efficaci, per inserire nell'ordinamento elettorale principi e regole che evitino un logoramento in atto delle elezioni primarie. Altrimenti siamo ridicoli perché, come cantava il famoso Renato Carosone, "Tu vuo' fa' l'americano"...