Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
25 gen 2015

Cani e gatti

di Luciano Caveri

Amo i cani e i gatti, animali nemici fra di loro, ma amici degli umani. In questa fase della mia vita non ne ho, perché mia moglie - vedi la casualità per un amante di questi animali - è allergica, con tanto di test che lo dimostrano, per cui capisco e mi adeguo. Oggi vivo di bellissimi ricordi dei miei cani - sempre cani lupo e infine un golden retriever - e dei miei adorati gatti. Trovo che, specie da bambini, sia del tutto educativo avere un animale domestico con cui creare un rapporto di affetto e di amicizia. Così è stato per me e ogni volta la perdita di un animale amato è stato uno strazio e anche la certezza di come ogni animale, esattamente come noi, abbia un proprio modo di essere, verrebbe da scrivere una personalità, che li rende unici anche nella memoria della compagnia che ci hanno fatto. La brevità della vita di cani e gatti finisce per essere stata anche, per molti di noi, un esempio tangibile di come la vita abbia un suo tempo definito, cui dobbiamo piegarci.

Ho sempre vissuto il rapporto con questi animali con l'ammonimento del mio papà veterinario. E' una storia che ho già raccontato qualche volta: papà al ritorno della prigionia in Germania, quando tornò ad Aosta nel maggio del 1945, si presentò dal papà Prefetto, René, e gli disse che voleva lasciare Giurisprudenza, perché con quel che aveva visto e vissuto, del "Diritto" non voleva più saperne, malgrado qualche esame già dato. Avrebbe voluto far "Medicina", ma i soldi in casa non lo permettevano e dunque "Veterinaria" costava meno e Sandrino - così tutti chiamavano papà - si adeguò. Vinta la condotta all'inizio degli anni Cinquanta visse, nel mezzo secolo successivo, la trasformazione del mondo rurale. Mi spiace che non ne avesse mai scritto per la sua capacità, assai acuta, di descrivere quel mondo agricolo, che cambiava di anno in anno. E' bene ricordarlo, pensando ad esempio sul piano istituzionale, come lo Statuto speciale della Valle d'Aosta fosse in parte un abito confezionato su di una società valdostana permeata in profondità da quella logica contadina, oggi diventata ampiamente minoritaria nella sua dimensione di peso economico e occupazionale. Ho trovato qualche filmino di papà in cui riprende dei suoi clienti allevatori sorridenti, come se avesse voluto in qualche modo "congelare" in alcuni spezzoni di pellicola un tempo che mai più sarebbe ritornato. Per questo mi aveva insegnato a diffidare di chi descriveva il passato in termini esclusivamente bucolici e laudativi, segnalando come - accanto agli elementi forti di una cultura antica e ricca di interesse - ci fossero elementi di povertà e ignoranza da non dimenticare mai. Prediligeva la cura dei grandi animali, principalmente i bovini perché così si sviluppò l'allevamento in Valle e, se penso a lui in casa, lo vedo chino sui registri da compilare a mano per la lotta a favore del risanamento del bestiame. Coi piccoli animali - ecco l'insegnamento - predicava il fatto che bisognasse curarli, facendo attenzione a non cadere vittima di nevrosi che spesso erano appannaggio dei padroni e non dei cani e dei gatti. Par di capire, insomma, che trasferisse anche sui piccoli amici quella logica di amore per gli animali, ma con ossequio al buonsenso e cioè con un distinguo sempre necessario, che lo portava a ironizzare come da suo carattere, quando arrivava qualche cagnolino con il cappottino o qualche proprietario diventava martellante con un'ipocondria trasferita sul suo cane. Ci pensavo oggi, leggendo di un gatto cui è stato applicato un "pace-maker", pratica che ho visto ormai essere ordinaria nei cani. Anche in questo il mondo è cambiato, per cui interventi chirurgici e esami diagnostici molto avanzati fanno ormai parte della medicina veterinaria. E' del tutto legittimo che questo avvenga e non mi infilerò nel pistolotto su di una parte dell'umanità che crepa di fame e di malattie, mentre da noi i supermercati hanno ormai reparti specializzati per cibi per animali di tutti i generi e, appunto, si adoperano cure e dispositivi sanitari che non esistono in interi Paesi africani a favore degli esseri umani. Sarebbe fare una morale d'accatto e strumentalizzare quanto dovrebbe essere del tutto evidente. Ma almeno un pensierino, non troppo moraleggiante e con più sorrisi che sguardi severi, non sarebbe male farselo, specie per capire se esistano ancora dei limiti fra umanità e mondo animale contro gli opposti estremismi, che esistono pure qui.