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31 gen 2017

Noi e il nostro smartphone

di Luciano Caveri

Su "Prima", a conforto di molte idee che mi sono fatto sull'incidenza del telefonino sulla nostra vita, trovo dei dati molto interessati e in cui alla fine ci si specchia per verificare i propri comportamenti ed il rischio di eccesso di certe tecnologie digitali sulla nostra vita di tutti i giorni. Per questo trovo giusto cominciare con i casus belli nella quotidianità: "Sempre più attaccati allo smartphone, fino al punto di perdere ore di sonno e discutere con i propri cari, incassando richiami non solo dai partner ma anche dai figli. Questo il profilo degli italiani che emerge dalla "Global Mobile Consumers Survey 2016", la ricerca di Deloitte che delinea le tendenze relative alle abitudini e ai comportamenti degli utenti connessi tramite smartphone e tablet. Realizzata in trentuno Paesi in tutto il mondo, la versione italiana ha coinvolto duemila persone, di età compresa tra i 18 e i 75 anni".

Questo significa un campione abbastanza significativo e non è difficile identificarsi in alcuni passaggi. Ad esempio: "Dalla ricerca emerge che, almeno una volta al mese, quasi un italiano su tre viene ripreso dal proprio partner (27 per cento) e persino dai propri figli (27 per cento) perché sempre attaccato allo smartphone. Dati questi ultimi che valgono all'Italia il primato di Paese europeo in cui si discute più spesso a causa del cellulare. Seguono Polonia e Francia, rispettivamente con il 21 per cento e sedici per cento per quanto riguarda le discussioni tra le coppie; l'Olanda risulta il Paese dove ci si arrabbia di meno, con i diverbi tra i partner che si limitano al 13 per cento". Si aggiungono particolari su cui riflettere: "Gli italiani trovano nello smartphone una fonte di distrazione dalla vita reale: quasi un quarto degli intervistati (21 per cento) usa ogni giorno il telefonino per seguire i vip e i protagonisti dello show business, conferendo al nostro Paese anche in questo caso il primo posto in Europa per il "gossip da smartphone", in netta contrapposizione con l'Olanda, dove solo il sette per cento degli intervistati segue i personaggi famosi sui social. Gli italiani si divertono poi ad utilizzare il cellulare per giochi di realtà virtuale, come "Pokemon Go" (13 per cento), per cercare l'anima gemella (tre per cento) e tentare la fortuna con le scommesse online (due per cento)". Ma esiste poi un capitolo significativo che riguarda un tema su cui i francesi hanno legiferato e riguarda la necessaria distinzione fra il tempo dedicato al lavoro e il restante: "Oltre a mettere il dito tra moglie e marito, il cellulare crea scompiglio anche tra vita privata e vita lavorativa: con l'utilizzo dei telefoni aziendali, la reperibilità diventa h24 costringendo a sacrificare tempo libero e ore di sonno per rispondere alle email, spesso anche durante la notte (83 per cento). Il 57 per cento delle persone in carriera controlla immediatamente il telefono al mattino, appena svegli, il 59 per cento supera le duecento volte durante il giorno, l'ottanta per cento si addormenta con il cellulare in mano". Certo questo non riguarda solo l'invasività del lavoro... Ma semmai l'uso del Web è sempre più esteso: "La ricerca evidenzia come gli italiani si affidino ai tradizionali siti web, per le attività più comuni, come leggere le notizie (67 per cento) o prenotare viaggi (61 per cento); per quelle più innovative, giocare (ottanta per cento), controllare i social (72 per cento) o cercare l'anima gemella (63 per cento), scelgono di utilizzare le app. Totale indifferenza tra le due opzioni si riscontra in un unico settore: quello dello shopping online (cinquanta e cinquanta)". Si sancisce anche la morte della telefonata tradizionale e degli SMS: "Un notevole incremento hanno invece subito le app di messaggistica istantanea: rispetto al 2015, il numero degli intervistati che dichiara di utilizzarle è cresciuto del sessanta per cento, mentre è salito del 45 per cento il numero di coloro che accedono al profilo social mediante app. La classifica vede "WhatsApp" al comando con il 56 per cento degli intervistati che lo utilizza costantemente, seguito da "Facebook" con il 39 per cento ed "Instagram" con l'undici per cento". Interessante fra le annotazioni finali: "Spinti dalla scarsa disponibilità di reti wi-fi pubbliche e private a cui potersi connettere gratuitamente, il 52 per cento degli italiani intervistati preferisce le reti mobili "3G" e "4G" al "wi-fi" (48 per cento) assegnando al Paese un altro primato europeo. Sono tre le motivazioni principali di questa scelta: le migliori performance del "3G-4G", la necessità di condividere in tempo reale i video e la sempre crescente diffusione dei "wearable" (il sedici per cento degli intervistati, infatti, ne possiede già uno, superando tedeschi e inglesi che si attestano entrambi al tredici per cento)". Ricordo che quest'ultimo è il "dispositivo indossabile" (in inglese, "wearable device") fa parte di una tipologia di dispositivi elettronici che si indossano solitamente sul polso. Per concludere: "Connessione Internet veloce ed affidabile ovunque, copertura capillare della rete voce sull'intero territorio nazionale e chiamate illimitate verso tutti: servizi base che qualche anno fa erano ritenuti un valore aggiunto, oggi sono pretesi dai clienti italiani, che dagli operatori ricercano anche offerte vantaggiose a prezzi stracciati. In un mercato sempre più competitivo, dove grandi fusioni rischiano di destabilizzare gli equilibri, gli operatori devono trovare risposta nell'innovazione, per emergere e per innalzare il livello di soddisfazione del cliente: "Vodafone", prima nella classifica italiana, non supera il 32 per cento dei clienti soddisfatti, seguita da "Wind" con il trenta per cento, "Tim" con il 26 per cento e "3" con il 24 per cento".