Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
22 set 2022

Gli autonomisti e Esopo

di Luciano Caveri

Ormai da tempo scrivo sul da farsi nell’area autonomista in Valle d’Aosta, auspicando che ci su rimetta davvero insieme, chiudendo l’epoca macedonia (termine che viene dalla congerie di popoli in Macedonia, come si chiamava il Paese balcanico). Lo faccio nella convinzione che questa singolarità politica di un autonomismo al centro dello scacchiere politico, rispetto al panorama politico italiano, è una caratteristica importante per la nostra autonomia speciale. Se gli autonomisti non fossero sulla scena dal 1945 tutto nello sviluppo del nostro ordinamento sarebbe stato diverso e l’aspetto identitario sarebbe stato gravemente indebolito. Ormai sul tema sono a rischio ripetizione e sarà pure che “repetita iuvant”, ma questa espressione latina può definire una spinta positiva per concretizzare azioni necessarie, ma può pure avere una connotazione negativa che mostra come ridire le cose possa alla fine stufare. Noto purtroppo come ogni tanto ci si avvicini alla cima per poi tornare più in basso. La fatica di Sisifo non serve a nulla. Ricordo che Sisifo era condannato a far rotolare eternamente sulla china di una collina un macigno che, una volta portato con fatica sulla cima, ricadeva sempre giù. Questa locuzione ricorda un'impresa che richiede grande sforzo senza poi ottenere alcun risultato. Un esercizio in politica da evitare. Certo bisogna immaginare che questo processo abbia un suo perché. Un giovane amico - parlando di altro - mi ha citato ed io non la conoscevo una favola di Esopo che qui pubblico e poi annoterò qualche pensiero: “Molto tempo fa, il sole e il vento si sfidarono per vedere chi dei due fosse il più forte. Individuato un viaggiatore in cima a una montagna che indossava un ampio mantello, fecero una scommessa su chi dei due fosse in grado di portare via il mantello a quell’uomo. Il vento si impegnò a soffiare il più forte possibile con l’intento di strappare il mantello al viaggiatore, il quale dal canto suo si strinse ancora di più nel suo tabarro per evitare che gli volasse via. Il sole, al contrario, si limitò a inviare raggi un po’ più caldi all’indirizzo del viaggiatore, il quale soffrendo sempre di più il caldo, si tolse spontaneamente il mantello. Il sole vinse così la scommessa”. Insomma: la violenza del vento dimostra come certe storie vadano trattate senza foga o strappi. Bisogna muoversi bene e farlo attraverso ragionamenti che portino alle azioni giuste per essere efficaci, come il sole di cui avete appena letto. Dunque la morale della favola è che non è necessario usare la forza per ottenere un risultato, basta usare la testa. Anche se - non appaia una contraddizione - bisogna farlo senza troppo attendere, prima che sia troppo tardi. Già il tempo, a ben vedere, è largamente scaduto ed è ora di uscire dal dedalo in cui si è caduti per molte ragioni, alcune buone ed altre no. Per cui è ora di concretizzare.