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06 mar 2023

Contro tutti i totalitarismi

di Luciano Caveri

Ognuno vede il mondo in politica attraverso le proprie convinzioni personali e, quando può farlo, anche grazie all’eredità familiare, nel mio caso saldamente improntata a valori democratici. Questo significa avere il privilegio di possedere un bagaglio culturale chiaro e esempi da seguire. Un insieme utile e prezioso per formarsi le proprie idee in piena libertà. È questo uno straordinario antidoto per rispondere sempre con serenità rispetto alle posizioni e ai tentativi di influenza di chi usa la politica con logiche settarie e solo ideologiche. Questo è pericoloso, specie nella scuola, se non si indirizza a logiche di crescita dei giovani e di costruzione di un bagaglio di conoscenze, ma si scelgono logiche di indottrinamento e imposizione di visioni di parte. Constato che c’è chi, con la giustificazione di educare, cerca di manipolare le coscienze dei ragazzi e al posto di fornire loro strumenti di base di comprensione e di discernimento per crescere rischia di trasformarli in militanti delle loro stesse cause, senza appunto i necessari elementi critici. Questo è negativo è davvero poco democratico. Si può essere impegnati politicamente nella propria vita, ma è necessario evitare che nelle aule scolastiche ci sia chi prosegue questa medesima attività, senza possibilità di avere opportune distinzioni. Ho avuto nella mia storia personale docenti che mi hanno aiutato a formarmi le mie opinioni, senza trasferirmi le loro, e insegnanti che hanno tentato di fare il contrario. Guardavo i volti dei giovani nel recente corteo di Firenze e certi slogan inascoltabili, in un tripudio di bandiere rosse. La manifestazione è stata frutto e reazione ad un’aggressione di giovani di estrema destra a giovani studenti di sinistra, la cui gravità è evidente, perché la violenza, specie in chiave politica, non dev’essere mai consentita e questo vale - proprio per non essere ipocriti - per il mondo anarchico che ha manifestato nelle stesse ore a Torino, passando il segno. L’antifascismo - cui si è ispirato il corteo fiorentino - è sacrosanto e lo è a maggior ragione in un Paese come l’Italia, dove la “pacificazione” post bellica non fece i conti con responsabilità e complicità di un regime dittatoriale. Ma questa è ormai Storia e quella, rispetto alle responsabilità di Mussolini e del Fascismo, è scritta nella roccia e ogni tentativo di revisionismo o di distinguo si urta contro la realtà della dittatura e del dittatore. Chi oggi dimostra ancora nostalgia è un cretino, perlopiù ignorante, che casca nella trappola del famoso Fascismo “buono” che è frutto di balle spaziali e di tentativi di manipolazione in cui appunto certi neofascistelli cascano come dei gonzi. Per cui bene evitare che si falsifichi il passato, anche se sappiamo bene che proprio nel secondo dopoguerra si è stati larghi di manica con partiti che si rifacevano al fascismo e ancora oggi in Fratelli d’Italia esistono residui di persone che hanno giocato con la simbolistica fascista come il saluto romano come provocazione o la visita alla tomba del Duce a Predappio per omaggio. Oggi - anche per questo - coltivare valori e idee della Resistenza dev’essere un patrimonio comune e fa sorridere chi, nell’estrema sinistra anche in Valle d’Aosta, vuole intestarsi l’antifascismo come se fosse un loro patrimonio da spendere sul mercato elettorale e usandolo come proprio tornaconto che li metterebbe nella posizione di fare agli altri la morale. Mentre l’antifascismo da noi ha radici pluraliste e una storia legata in Valle anche al mondo autonomista, che non dovrebbe sopportare certi scippi. Anche perché - e questo è il punto che oggi deve distinguere l’antifascismo “vero” - è che oggi bisogna essere lucidamente contrari a qualunque ritorno delle dittature figlie della Destra, così come nella formazione dei giovani bisogna egualmente combattere ogni forma di dittatura liberticida di segno diverso e senza logiche omissive. Per cui sarebbe bene fare i conti sull’eredità del comunismo e dei regimi - come la Russia, la Cina, la Corea del Nord, Cuba e altri ancora - dove la democrazia non c’è e invece si fa finta di niente e virus come l’antiamericanismo esistono e stanno riemergendo. Lo si vede bene in certi atteggiamenti sulla guerra in Ucraina di cui seguo con interesse le evoluzioni, temendo il peggio.