Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
03 apr 2023

Rapporti istituzionali e polemiche politiche

di Luciano Caveri

Non capisco dove voglia andare il Governo Meloni e lo dico con serenità, sapendo che chi fa politica in Valle d’Aosta deve coltivare rapporti corretti con chiunque governi a Roma. E il fatto che gli autonomisti governino in Valle d’Aosta con la Sinistra (ma quella estrema è all’opposizione) non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile, perché le istituzioni dovrebbero sempre dialogare con le istituzioni. Uso il condizionale perché mi pare evidente che non sempre sia così e ci sia chi, invece, voglia sempre e solo “politicizzare" questi rapporti con ragionamenti tipo: se non governo in Valle, allora non avrai alcuna porta aperta nei rapporti con i “nostri” nella Capitale. Chi ragiona così fa male alla propria comunità e non ai propri avversari politici. Ma dicevo di questo Governo, che mi pare stia vivendo la fine di quella “luna di miele”, cioè quel periodo di accondiscendenza - così definito con l’anglicismo dal lessico americano “honeymoon” - dell’opinione pubblica verso chi inizia a governare, prescindendo dal colore politico di appartenenza. Ormai nelle democrazie occidentali, comunque sia, chi governa rischia sempre grosso per una volatilità dei voti tra chi cambia bandiera come le mutande e chi a votare non ci va più, rinunciando ad un suo diritto. Certo Meloni e i suoi compagni o meglio camerati d’avventura ci mette del suo con vere e proprie gaffes e inefficienze, come si vede nella gestione confusa del problema dell’immigrazione, che era un loro cavallo di battaglia, o sulla questione del PNRR con scelte al momento non ben definite, mentre passa il tempo. Ma Beppe Severgnini sul Corriere dice meglio di me di questa voglia di interventismo, che poi sfocia in boomerang che tornano violentemente indietro: “l divieto alle carni coltivate, il blocco di ChatGpt, l’abbondono dello Spid, il tentativo di ridimensionare l’orrore di via Rasella: tutto in un giorno, o quasi. Appena prima, la decisione di bloccare la trascrizione dei certificati di nascita dei figli di coppie dello stesso sesso. Tira un’arietta strana, sull’Italia, questa primavera. È come se il futuro facesse paura, e la nuova dirigenza volesse rassicurarci lucidando il passato”. Governare guardando nel retrovisore con logica passatista, proibizionista e pure luddista non sembra in effetti una grande pensata, semplificando problemi complessi con decisioni non sempre ragionate sino in fondo. Ciò avviene in un misto nostalgico e antimodernista, che poco dovrebbe avere a che fare con una politica conservatrice che non sia retriva o ingenua, a seconda dei casi. Severgnini aggiunge: “È ora di chiederselo, perché quattro, dieci, venti indizi fanno una prova: cosa vogliono conservare i conservatori? Prendiamo la carni coltivate, perché di questo si tratta. Siamo in fase sperimentale, ma chiamarla «carne sintetica» dimostra un pregiudizio. Si tratta di coltivazione in vitro di cellule animali, uno sviluppo che potrebbe rivoluzionare la produzione di cibi proteici, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenze sull’ambiente. Vivo nella bassa padana: capisco il possibile impatto sulla filiera agricola. Ma credo che la novità vada studiata, non demonizzata”. Aggiungo che si vieta in Italia, ma si può importare dal resto del mondo e dunque si tratta di una diga piena di buchi. “E - prosegue il giornalista - l’antipatia per lo Spid? Prima di liquidare un sistema di identificazione usato da 33 milioni (!) di italiani, ci andrei cauto. Il governo punta sulla carta di identità elettronica, che non è pronta. Alessio Butti, sottosegretario per l’innovazione, sostiene che lo Stato «dev’essere l’unico a disporre ed erogare certificati di identità anche digitali, mentre Spid usa identity provider privati». Vero: ma Poste, Aruba etc sono stati coinvolti perché lo Stato non aveva i mezzi per fare da sé”. Conclusione secca: “Non ci sono solo le cose dette, ma anche quelle taciute. Cosa intendiamo fare in vista del tracollo demografico? Davanti a un futuro annunciato, il governo tace. Se anche gli italiani si mettessero d’improvviso a fare figli - improbabile, viste le condizioni in cui sono messe le nuove famiglie - le conseguenze sul mondo del lavoro le vedremo fra vent’anni. E nel frattempo? I buchi di organico (nella sanità, nell’assistenza, nell’industria, nei servizi) diventeranno voragini: e di un piano organico di immigrazione non c’è traccia. Rincorriamo le emergenze, come sempre. Cinque mesi di governo sono pochi per trarre conclusioni, ma la domanda resta: cosa vogliono conservare i conservatori?”. Resta il fatto preclaro e bisogna essere onesti nel dire che stare all’opposizione è più facile. Giochi sempre di rimessa: il Governo fa e tu dici che non va bene. Chi dirige sceglie una strada e l’opposizione strilla. Operi una scelta impopolare ma necessaria (come Macron sulle pensioni) e la minoranza infiamma le piazze, senza mai dire in questo caso come quasi sempre quali sarebbero state le reali alternative. Una democrazia che diventa una perenne trincea con guerre guerreggiate infinite o peggio ancora con perenni lotte intestine non fa bene.