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28 apr 2023

Aspettando gli extraterrestri

di Luciano Caveri

I cimiteri sono pieni di generazioni di ufologi morti, aspettando di poter dimostrare l’esistenza degli extraterrestri. Esistono vere e proprie sette che si scambiano da sempre materiale di vario genere sul tema avvistamenti e scavano inutilmente sui misteri complottisti della famosa area 51 nel Nevada, dove giacerebbero i corpi di alieni. Il filone dei film di fantascienza si è sbizzarrito sul tema è non sempre con il lieto fine, oscillando fra nostro tipo Alien e esseri così intelligenti da considerarci bestie da soma da conquistare e distruggere, dimenticando la circostanza che siamo già bravissimi a farci male da soli senza aver bisogno di avere invasori in arrivo da altre galassie. Ora questa storia del possibile arrivo di altre civiltà presso la nostra piccola Terra si sta normalizzando e lo dimostrano almeno due filoni. Il primo, da telefilm, e quando la Camera o il Senato americani appena delle inchieste e piano piano arrivano le Forze armate con documenti e filmati i a dire che qualcosa di inspiegabile incomincia a filtrare. Che poi siano i “marziani” (anche se su Marte ormai si sa che non c’è) o i cinesi che si sono inventati qualche diavoleria volante difficile dire… Fatto sta che sui Social si vede ormai di tutto, facendo la gioia di chi per fortuna svela trucchi e furberie, oggettivamente sempre più difficili da scovare con le attuali sofisticate tecnologie sulle immagini, cui si aggiunge la solita buona dose, che non passa mai e spopola sui Social, della credulità popolare. Eppure quanti di noi, guardando un cielo stellato dalla cima di una montagna o stesi su di una spiaggia, si sono ingenuamente chiesti: “Ma perché mai ci dovremmo essere solo noi?”. Peggio ancora con certi filmati nel planetari, da cui esci sentendoti meno di un granello di sabbia di fronte all’immensità del cosmo. Ha scritto il famoso Stephen Hawking: “Come si spiega dunque la mancanza di visitatori extraterrestri? È possibile che là, tra le stelle, vi sia una specie progredita che sa che esistiamo, ma ci lascia cuocere nel nostro brodo primitivo. Però è difficile che abbia tanti riguardi verso una forma di vita inferiore: forse che noi ci preoccupiamo di quanti insetti o lombrichi schiacciamo sotto i piedi? Una spiegazione più plausibile è che vi siano scarsissime probabilità che la vita si sviluppi su altri pianeti o che, sviluppatasi, diventi intelligente. Poiché ci definiamo intelligenti, anche se forse con motivi poco fondati, noi tentiamo di considerare l'intelligenza una conseguenza inevitabile dell'evoluzione, invece è discutibile che sia così. I batteri se la cavano benissimo senza e ci sopravviveranno se la nostra cosiddetta intelligenza ci indurrà ad autodistruggerci in una guerra nucleare. [...] Lo scenario futuro non somiglierà a quello consolante definito da Star Trek, di un universo popolato da molte specie di umanoidi, con una scienza e una tecnologia avanzate ma fondamentalmente statiche. Credo che invece saremo soli e che incrementeremo molto, e molto in fretta, la complessità biologica ed elettronica”. Tullio Regge, fisico anche lui, che conobbi personalmente, obietta: “Non ho assolutamente prove, ma credo all'esistenza della vita extraterrestre in qualche parte del cosmo. Penso che sarebbe uno spreco ingiustificabile la creazione di un universo sterminato e vario come il nostro che avesse come unico risultato finale la vita terrestre”. Ovvio che lo stato d’animo è sempre contrastante. Da una parte, sarebbe bello avere in casa un alieno buono, tipo ET di Spielberg, mentre faremmo a meno di quell’orrore dei Visitors che si vedevano in TV qualche anno fa.