Silvano nei nostri cuori

Se ne va con la discrezione, che era un suo tratto distintivo, Silvano Meroi. Era un ingegnere che dalla sua Saint-Vincent aveva raggiunto i vertici nazionali della Protezione Civile, perché sapeva - oltre a fare molte altre cose - mantenere il sangue freddo da autentico leader di fronte anche alle emergenze più difficili.
Le sue ultime battaglie le aveva al traforo del Gran San Bernardo da Presidente di questo tunnel fra Italia e Svizzera e lo aveva fatto conquistando la fiducia di tutti, compresi gli svizzeri che lo piangono insieme a noi, come fanno tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Ridevamo assieme, perché il suo era un umorismo anglosassone, avendo entrambi delle responsabilità, della stupidità di certe burocrazie che trovavamo sul nostro cammino. E lo abbiamo fatto soprattutto a Roma, considerandoci sempre e scherzosamente due valdostani all’estero.
Era un uomo di azione, che ha affrontato una malattia rara e insidiosa senza mai deflettere o rassegnarsi, anzi dimostrando ogni giorno, di fronte ai problemi più difficili, che bisognava stare a testa alta e risolvere le cose.
Alla fine la malattia ce lo ha portato via, ma lui è saldamente nei nostri cuori.

Franchi tiratori nell’ombra

Non ci sono vincitori nel voto che ieri sera ha impedito il decollo del Governo Testolin e non lo scrivo perché sarei stato membro di questo nuovo Esecutivo.
Ad essere sconfitta è, infatti, la credibilità della politica intera, quando nasce l’impressione che i due voti mancanti allo schieramento di maggioranza non siano stati frutto di due franchi tiratori in libertà, ma di una trappola congegnata.
Spero davvero che questa ricostruzione, su cui nella rabbia del momento ci si è attardati nella tarda sera, sia infondata e che si sia trattato di un errore, cui si sarebbe sommato uno sfogo irrazionale e infantile di qualcuno.
Quel che è certo è che l’esito è pessimo e spinge verso elezioni anticipate, che nuocerebbero anche agli eventuali mandanti e di certo agli anonimi che hanno colpito nell’ombra, creando per la seconda volta - come già nella scorsa Legislatura interrotta anzitempo - un vuoto di potere letale in un momento politico pieno di argomenti importanti e di dossier complessi che esigono risposte.
Spero che si possa in breve reagire all’evento, ricostruendo i fatti (compreso l’attardarsi sospetto sulle modalità di voto) e trovando una soluzione per il rispetto delle persone e delle istituzioni valdostane.
Chi alimenta una logica da cupio dissolvi, cioè una volontà masochistica di autodistruzione,
si guardi allo specchio.

Basta con i filorussi

Confesso che mi sono stufato e indignato. I putinisti italiani sono una vergogna che alberga in posizioni varie da destra a sinistra, sfidando la logica e il buonsenso e prendendo a calci la realtà. Filorussi che si nascondono dietro ragionamenti arzigogolati e con ricostruzioni propagandistiche senza costrutto. Uffici stampa di chi è nemico dell’Occidente, sostenendo i cattivi senza provarne vergogna e facendo credere che aggressori ed aggrediti siano la stessa cosa. Ce ne sono di certo a libro paga di Mosca, ma anche complici dei russi per fare gli originali e i controcorrente. Spuntano complottisti, antiamericani, antieuropeisti.
Una specie di circo variegato che spinge sui Social e appare in TV per fare ascolti con conduttori cinici che nel nome dell’audience a certi fenomeni offrono palcoscenico senza contraddittorio. Sbandierano la libertà di stampa e di espressione e in realtà agitano solo la bandiera russa, facendo pure la parte dei saccenti e delle vittime - loro, le vittime! - se giustamente li si mette sul banco degli accusati.

Si vedrà

È prematuro commentare incarichi politici sino a quando non vengano ratificati dalla corrispondente Assemblea elettiva.
Questo vale anche per le eventuali nuove responsabilità in seno al costituendo Governo Testolin per riprendere il filo della Legislatura in corso.
L’alternativa, alla ricerca di una maggioranza che garantisse la ripartenza, sarebbero state le seconde elezioni anticipate alla fine di Maggio. Una scelta sciagurata con la legge elettorale ora in vigore e con molti temi sul tavolo che non consentono salti nel vuoto.
Le indiscrezioni in un mondo dove ormai le notizie girano in un battibaleno offrono uno scenario fatto di continuità e di novità. Per quel che mi riguarda la logica, se si chiuderà e la prudenza è sempre d’obbligo nella politica valdostana in cui le sorprese incombono, si tratta alla fine è semplicemente di lavorare con impegno, con attenzione ad un contesto di cambiamento profondo della nostra società, senza averne paura.

Il presidenzialismo non è una bacchetta magica

Leggo con distratta curiosità dell’esito delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia. Vince il Centrodestra senza se e senza ma e non penso che ci si debba stupire perché è ancora, dopo le Politiche, sulla cresta dell’onda. Sott’acqua non tutto è così facile all’interno della coalizione, ma quando si vince tutto si aggiusta.
L’astensionismo resta il trionfatore di questa tornata elettorale e temo che questa scelta di disertare le urne non sia ancora sufficientemente compresa dal mondo politico. Ormai è una malattia della democrazia, cui bisognerebbe reagire con una spiegazione semplice e cioè che la democrazia è e resta partecipazione.
Nel caso delle Regionali la polarizzazione sulla sola figura del Presidente eletto non aiuta a difendere una democrazia diffusa con Consigli regionali al guinzaglio di un solo protagonista posto sul trono.
Ci ragioni la vasta truppa che in Valle d’Aosta predica il presidenzialismo come bacchetta magica.

Il dovere di una soluzione politica

Se faccio bene i calcoli con oggi mancano 45 giorni, se non si troverà una soluzione alla crisi politica, allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Questo mesto conto alla rovescia obbliga ad una gestione in ordinaria amministrazione e questo significa una forte limitazione all’attività del Governo regionale e al blocco di fatto dell’attività consiliare.
In queste ore ci saranno incontri decisivi e la situazione resta piuttosto confusa per posizioni differenti su come costruire un proseguimento della Legislatura. Ognuno dentro il Consiglio e fuori di esso tifa legittimamente su scelte diverse: dal proseguimento allargandola dell’attuale maggioranza ad una alleanza degli autonomisti con la Lega e, invece, chi in Consiglio regionale non c’è o vorrebbe rientrarci milita per elezioni anticipate.
Tutto legittimo, per carità. Ognuno è libero in democrazia di scegliere le formule che preferisce e applicare i conseguenti comportamenti. Personalmente, avendo la possibilità di guardare a problemi incombenti e a dossier molto complessi, mi auguro solo che si comprenda a pieno la delicatezza della situazione e si applichi, con ingenua semplicità, il buonsenso a tutela dell’Autonomia e per non svendere definitivamente la credibilità della Politica.
Insomma: trovare una soluzione, perché il ricorso alle urne sarebbe per tutti una sconfitta.

Le dimissioni del Presidente Lavevaz

Si chiude l’esperienza del Governo Lavevaz, di cui ho fatto parte dall’inizio della Legislatura.
Non sono intervenuto nell’aula del Consiglio regionale della Valle d’Aosta nella discussione sulla presa d’atto delle dimissioni del Presidente Erik Lavevaz. Altri del mio Gruppo lo hanno fatto anche a mio nome.
Vedremo ora cosa capiterà nei giorni a venire per evitare il secondo naufragio in sequenza di una Legislatura. Inutile dire quanto riterrei disastrosa questa scelta e dunque bisogna adoperare i 60 giorni prima dell’eventuale scioglimento dell’Assemblea per formare una nuova maggioranza e un nuovo Governo.
Ho ringraziato in Giunta il Presidente, dicendo quanto sia stato onorato di lavorare con lui. Un’attestazione di stima sincera per la fiducia accordatami e per il lavoro congiunto su molti dossier. Si è lavorato con impegno e serietà ed è bene ribadirlo contro diverse informazioni.
Il momento è delicato e questa instabilità nuoce gravemente. Auguro davvero alla nostra Valle d’Aosta che ci sia il necessario senso di responsabilità.

La sceneggiata sull’autonomia differenziata

La triste impressione è che in troppi parlino dell’autonomia differenziata, prevista dall’articolo 116 della Costituzione a beneficio delle Regioni a Statuto ordinario, senza conoscere quanto scritto nella norma inapplicata.
In particolare questo vale per esponenti politici del Sud, che si scagliano con veemenza contro questa possibilità che il Nord ”cattivo” vorrebbe usare contro il Sud ”poverino”.
Un insopportabile piagnisteo che farebbe vergognare i padri nobili del meridionalismo e che dimostra l’adesione a un vecchio statalismo.
Chi conosce il cattivo uso dei fiumi di denaro europeo nel Mezzogiorno e guarda con stupore i finanziamenti del PNRR, che sono stati dirottati ampiamente al Sud senza esatti criteri di ripartizione, potrebbe stupirsi di certe lagne.
Più autonomia significa più responsabilità per la politica locale e regionale. Ma esiste un vecchio vizio centralista di chi preferisce vivere all’ombra di Roma e riprendere il vecchio e pericoloso vizio della lite Nord-Sud, che non porta da nessuna parte. Finisce per essere un comodo “divide et impera” per chi vuole accentrare sullo Stato poteri e competenze, tenendo al guinzaglio Regioni e Comuni, in barba alla Costituzione vigente che prevede l’autonomia differenziata per chi la domandi (lo ha fatto anche la Campania, che ora dice il contrario) e non applicare quanto previsto è un’intollerabile omissione.

Ciao, mamma

Mamma Brunilde se n’è andata e raggiunge papà Sandro in Cielo. A dire il vero il suo è stato un addio per tappe dall’alto dei suoi 92 anni. Nel senso che già da tempo viveva in un suo mondo con un filo flebilissimo con la realtà, che tanto fa riflettere sul fine vita e le sue tribolazioni.
Ci ha lasciato in una sera di Dicembre, quando ormai era davvero sfinita al capolinea di un’esistenza lunga e felice.
Il destino aveva fatto incrociare una giovane donna di Imperia con un giovane valdostano. Avvenne in quel dopoguerra pieno di speranze, dopo le cupezze della guerra. Brunilde era venuta a Pont-Saint-Martin per trovare la sorella più grande, Floriana, che aveva spostato Ulrico, veterinario già capo partigiano. Anche mio papà era veterinario e si conobbero e si sposarono. Anche la sorella più giovane, Agostina, trovò l’amore in Valle d’Aosta.
Mamma era una donna molto bella e mi ha ferito profondamente vedere quella sua decadenza sotto il peso dell’età. C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel fatto che gli ultimi ricordi dei nostri cari, quando vivono a lungo, sia quella triste della vecchiaia che deforma e spesso spegne anche lentamente e con crudeltà la loro mente.
Ora con mio fratello Alberto siamo più soli: le nostre radici non ci sono più ed è ineluttabilmente il ciclo della vita, che aspetta tutti noi.
Ciao, mamma, per fortuna tante fotografie del nostro passato ti rendono giustizia e sono un motore straordinario di ricordi della nostra famiglia. Di quando eravamo assieme tutto e quattro ad affrontare il mondo.

Il male dell’instabilità

La stabilità in politica è un bene, ma in Valle d’Aosta non si riesce più ad ottenere. Non è una questione di regole istituzionali, pur sempre migliorabili, ma di un seme della discordia ormai piantato dappertutto e che crea una continua e nociva fibrillazione.
Difficile lavorare in questa condizione, malgrado gli sforzi e i risultati che comunque si ottengono stringendo i denti. Eppure sappiamo bene che viviamo anni difficili in cui, invece che liti e polemiche, ci vorrebbe una pace ragionata, avendo in mente la “cosa pubblica” e i problemi da risolvere con pazienza, come personalmente cerco di fare e con me molto altri, pur nel clima incerto.
L’aspetto peggiore è che questa situazione fa male sia a chi fa politica, perché l’opinione pubblica fa di ogni erba un fascio, sia alle istituzioni che vengono svilite e davvero non ce n’è bisogno.
Personalmente, avendo vissuto molte stagioni della politica valdostana, ho spesso lanciato appelli a unità e buonsenso, senza venir meno alla ricchezza del confronto politico. Ma la frammentazione dentro le forze politiche e un dibattito politico che si attarda su questioni minori non aiuta di certo e la preoccupazione attanaglia anche chi è da sempre un ottimista.
Mi auguro che si comprenda la delicatezza del momento e la posta in gioco.

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