La II Guerra mondiale

Dappertutto - ma soprattutto in Germania, dove non ci sono per gli attuali governanti scheletri nell'armadio - il ricordo dei orrori della guerra scoppiata nel settembre di settant'anni fa è stato valorizzato come si doveva.
La storia va evocata.
Da noi, al di là degli obblighi protocollari, il silenzio del Governo Berlusconi sulle responsabilità e le complicità dell'Italia fascista sono la foglia di fico di un imbarazzo, se non di un oblio intessuto di colpevole disinteresse.
Quegli anni Trenta, tragici e terribili, l'incipit di un lungo periodo di violenza e dolore, dominati da due personalità sanguinarie: Hitler e Stalin.

E' sempre bene capire come i dittatori possano essere amati e sottoporre i loro popoli a quella che il filosofo rinascimentale Étienne De La Boétie chiamava "la servitude volontaire": quel gusto perverso e cieco di essere dominati dall'"uomo forte".
Scriveva De La Boétie: "celui qui vous maîtrise [le Tyran] tant, n'a que deux yeux, n'a que deux mains, n'a qu'un corps, et n'a autre chose que ce qu'a le moindre homme du grand nombre infini de vos villes; sinon qu'il a plus que vous tous c'est l'avantage que vous lui faites, pour vous détruire". Mussolini a testa in giù, appeso a Milano ad una pompa di benzina, e Hitler suicida nel bunker di Berlino sono il segno del destino dei dittatori.
Stalin sarà infine, in quegli anni, posto di fronte alla realtà e i sovietici saranno protagonisti, con gli altri Alleati, di un riscatto. Nazismo e fascismo, lo Stato nazione diventato un mostro come avevano preconizzato i federalisti, saranno sconfitti.
Stalin - gran costruttore dell'altro totalitarismo - comunque la pagherà, compresa la vergogna delle stragi dei soldati polacchi e i gulag tristemente simili ai lager. Il Novecento, il secolo breve, resta infatti segnato dalle ferite delle ideologie totalizzanti e liberticide.
Sono avvenuti - a partire da sessant'anni fa e sino al 1945 - fatti particolarmente gravi e tremendi, che devono essere ben chiari e conosciuti. Non ci sono discussioni sulla condanna morale di quegli avvenimenti che dall'attacco alla Polonia in poi mostrano il disegno criminale di Hitler e di Mussolini, suo complice, in Europa e nel mondo.
La "drôle de guerre" è stata una strage che ha investito popolazioni e città. Ha creato la Shoah, con l'assassinio degli ebrei nei campi di sterminio. I missili su Londra, i bombardamenti massicci degli uni e degli altri e poi, in Giappone, le bombe atomiche. La Resistenza come riscatto. Le morti dei civili, le rappresaglie, la fame, la paura...
Per non dimenticare.
Affinché soprattutto fallisca l'idea di "far" dimenticare, come in una narcosi che sbacalisce.
Un esempio di informazione sono le sei puntate in prima serata su "France 2" che raccontano, nella serie chiamata "Apocalypse", la guerra dal 1939 al 1945. Un dovere del servizio pubblico.

Commenti

Un chiarimento sul concetto di "riscatto"

Caro Luciano, quando scrive "La Resistenza come riscatto" indica che secondo Lei l'Italia potrebbe definirsi "riscattata" dalle proprie colpe in quanto si è resa capace, in quegli anni orribili, di sviluppare un movimento di Resistenza?
Ritiene che il fenomeno della Resistenza abbia potuto compensare, con le sue gesta e i suoi sacrifici, quanto di negativo era stato fatto prima?

L'élite resistenziale...

ha mostrato un popolo diverso dai pecoroni osannanti Mussolini!

Riscatto ma non solo

La Resistenza come riscatto mi sta bene, anche se a osannare il Duce era una moltitudine di pecoroni ed a combattere sui monti c'era un'esigua minoranza.

Io aggiungerei però alcune considerazioni.

1) La Resistenza come cartina di tornasole.
Infatti anche chi non accetta gli studi di Vespa e di Pansa basta che legga il libro dell'insospettabile Nicco "La Resistenza in Valle d'Aosta" per vedere come anche in quel frangente gli interessi di parte e le miserie umane abbiano talvolta avuto il sopravvento sull'obiettivo di cacciare i Tedeschi ed i loro servi della RSI. Le GL che cercavano con ogni mezzo l'egemonia; le BG che rispondevano solo ai capi comunisti piemontesi; il PDA che aveva per obiettivo principale la sconfitta di Mésard; Chanoux forse tradito da ambienti resistenziali piemontesi; Partigiani e repubblichini schierati insieme per contrastare la discesa dei francesi; lotta tra bande per i soldi del CLNP; eccetera. Insomma, anche nella Resistenza il solito gran casino che rivela cone gli uomini siano sempre pronti a far uscire il peggio di sé.

2) La Resistenza specchio del bene e del male.
Infatti anche nella Resistenza c'è stata gente che si è messa in risalto per le proprie nefandezze. Il comandante dei Carabinieri attaccato dai Partigiani a due auto e lacerato davanti a tutti; l'eccidio di Porzus; gli stupri eseguiti su donne di fascisti; le rasature; i furti alle cascine; l'eccidio dei fratelli Govoni; l'esecuzione di tanti preti; eccetera. Tante storiacce ben documentate che non hanno certo messo in discussione quale fosse la parte giusta, ci mancherebbe, ma che hanno comunque spazzato via quell'aura di santità che circondava i Partigiani.

3) La Resistenza come arena politica.
Infatti se parte della Resistenza valdostana ha cercato di approfittare della guerra di liberazione per tentare l'annessione alla Francia, altri, i comunisti, avevano il "programma massimo" e il "programma minimo": il primo prevedeva la trasformazione dei CLN in comitati rivoluzionari ed il secondo il ripiegamento sulla competizione elettorale in caso di impossibilità di attuare il primo. Se Chanoux ha tentato di dare alla Resistenza uno sbocco verso l'indipendenza della Valle d'Aosta GL e il PDA hanno sempre complottato allo scopo di tenere la Regione unita indissolubilmente all'Italia. E poi i tentativi delle Matteotti di infilarsi per conquistare uno spazio politico al PSI, le pressioni su Gracchini perché portasse la 13° Chanoux nelle BG, eccetera. Insomma, un casino, come sempre, in cerca dell'egemonia e di posti al sole per il dopo.

Da tutto questo la Resistenza esce con l'immagine di un movimento che ha unito la necessità della fuga dalla deportazione e dai bandi della RSI con la volontà politica di ricominciare, ed è stato un grande momento, un momento da insegnare e da ricordare, senza però continuare con la retorica del buono e del cattivo o con l'epica dell'eroe a tutti i costi ma con la coscienza di essere davanti ad una storia di uomini, coi loro pregi ed i loro difetti.

Saluti. Corrado

Chi mi ha letto...

in questi anni - e tu lo hai fatto - sa quanto non abbia mai creduto alla "santificazione" della Resistenza e alla tentazione, specie del vecchio Pci, di farne cosa propria.
Come dici giustamente, tutte le attività umane contengono il bene e il male e anche nelle file della Resistenza c'erano delinquenti o stupidi ed è bene che la storiografia recente abbia corretto quello stesso vizio che aveva ridicolizzato, nella storia patria, il Risorgimento tutto lustrini e paillettes....

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri