Ho seguito ieri in televisione la diretta da Montecitorio. La conoscenza dei luoghi aiuta a cogliere il clima complessivo che caratterizza umori e ambiente di un'assemblea parlamentare di grandi dimensioni come la Camera dei deputati. La sostanza è che con il respingimento della mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo si è evidenziata l'assenza di una maggioranza vera e propria, togliendo appunto dal conto, come va fatto, quelli della maggioranza - i "finiani" - che si sono astenuti. Bisognerebbe essere a Roma per snasare bene la situazione e da distante ci si deve accontentare di quei segnali che emergono dalle dichiarazioni pubbliche, che vanno depurate da tutti i fronzoli del politichese e distillate sino a giungere alla realtà. Io mi son fatto l'idea che Silvio Berlusconi voglia andare alle elezioni e che sia in mezzo fra chi spinge e chi frena. Immagino che l'idea sia quella che il voto assuma un valore di purificazione, un'ordalia salvifica che riproporrà l'attuale maggioranza rafforzata. In mezzo ci stanno tante cose e a naso ormai votare ad ottobre è difficile e spostarsi a marzo rischioso. Insomma: neanche il più acuto osservatore della palude della politica italiana può oggi con sicurezza indicare la strada che verrà presa.