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22 gen 2015

Il "fattore R"

di Luciano Caveri

Letti i giornali, mi tocca scrivere perché non vorrei che ci fossero dubbi su quel che penso e lo dico per me stesso e per la capacità che vorrei mantenere di guardarmi allo specchio. Ci vorrebbe un fine analista politico per dipanare la complessa situazione dei rapporti politici e pure umani che avvolge da tempo nelle sue spire la politica valdostana e di conseguenza le nostre Istituzioni. Penso all'acume di Alberto Ronchey, inventore, alla fine degli anni Settanta, con un editoriale sul "Corriere della Sera" - del "fattore K" - dal russo "Kommunizm - comunismo" per spiegare il mancato ricambio delle forze politiche governative nei primi cinquant'anni dell'Italia repubblicana. Al Partito Comunista era impedita la partecipazione al Governo a causa dello stretto legame con l'Unione Sovietica. E la forza elettorale del Pci - seconda formazione politica in Parlamento - impediva di fatto ai socialisti o ai socialdemocratici di raggiungere un numero di consensi sufficienti per rappresentare l'alternativa.

Da noi, invece, esiste il "fattore R" dal cognome Rollandin, attuale presidente della Regione, sulla scena della politica valdostana con alti e bassi da una quarantina d'anni. Oggi la sua presenza è ancora l'elemento centrale della politica valdostana non solo per la sua personalità, ma per il metodo e i modi - assieme sornioni e spregiudicati - che uniformano la sua azione politica, negli aspetti noti e in quelli celati. Naturalmente è un sistema di potere declinante e anacronistico, da anni inefficace nella conduzione della cosa pubblica, ma la rete di rapporti e di interessi ha creato una situazione di "tappo", da cui non si riesce ad uscire con uno stallo che inquieta e rischia di colpire al cuore il sistema autonomistico valdostano. Eppure cambiare sembra sempre difficile per l'abilità camaleontica di chi lavora sul "divide et impera", sull'"usa e getta" di amici e alleati, sulla seduzione degli avversari vecchi e nuovi, su legami più o meno noti con centri di potere e sulla forza persuasiva di un carisma fatto di minacce e di blandizie. Così avviene anche in queste ore in cui, con lo scenario alle porte delle elezioni comunali in Valle d'Aosta (che pure - sia chiaro! - devono prevedere accordi a geometria variabile a seconda delle necessità locali), il "fattore R" influenza accordi e trattative per perpetrare la sua avvolgente influenza al solo scopo di mantenere saldamente il comando, ormai inefficace nelle sue realizzazioni concrete per reagire alla crisi economica e all'impotenza della politica. Questa sua presenza impedisce, appunto agendo come un blocco, ogni reale possibilità di cambiamento e si illude chi pensi di agire senza un'operazione che rappresenti davvero un capitolo nuovo, che chiuda una storia e riporti aria fresca contro i miasmi di un degrado pericoloso. Non è facile e l'attesa è quanto di peggio ci sia per chi avverta i danni che nel frattempo avvengono sul tessuto economico e sociale della Valle. Mancano idee e progettualità in un giorno per giorno che fa avanzare decadenza e sfiducia, mentre i rapporti con Roma e con Bruxelles hanno raggiunto il minimo storico con un crollo di credibilità che pesa sulla nostra comunità. Per questo, nel caos attuale dei rapporti politici, bisogna tenere i nervi saldi, distinguere le notizie dalle voci e dai pettegolezzi, è bene anteporre gli interessi generali al proprio orticello, è necessario pesare dichiarazioni e diffidare delle battute da "social". Altrimenti tutto resterà così, nel panorama triste e grigio, senza speranza dell'attuale conduzione politica con una leadership senza futuro, che comporta non solo un danno materiale ma anche morale. E, invece, per fortuna, il cambiamento resta a portata di mano, volendolo.