Il blackout elettrico di queste e le gravi conseguenze nella penisola iberica e in un pezzo della Francia sul confine dev’essere oggetto di riflessione.
Già il fatto che mentre scrivo si indaghi su quanto avvenuto e si attendano certezze sul perché diventa elemento inquietante.
Siamo di fronte ad un esempio di scuola di uno scenario distopico, che non è null’altro che una rappresentazione immaginaria di un futuro, che viene caratterizzato da condizioni di vita estremamente negative o oppressive.
In genere, si tratta nella ricostruzione fantasiosa di società dove si verificano gravi problemi, come si è visto purtroppo in concreto in queste ore nei territori interessati.
Per fortuna questa volta la durata è stata breve. Venivano in mente serie tv apocalittiche con storie tipo appunto un’interruzione improvvisa e totale dell’energia elettrica o con un blocco delle comunicazioni.
Facile capire come questo scenario possa avere conseguenze molto gravi, come il collasso dei servizi essenziali: ospedali, trasporti, reti idriche, banche, tutto può fermarsi. Di conseguenza si innesca un panico sociale, perché senza luce, sicurezza o informazione, la popolazione può cedere alle paure.
Con la coscienza appunto di come, in un mondo dipendente dal digitale, da internet, da comunicazioni elettroniche e automazione estesa, un’interruzione totale possa riportare la società a condizioni inusuali. Con ovvie reazioni emotive nel timore di mancanza di cibo, acqua potabile, cure mediche e sicurezza personale.
Molto ruota attorno ad un tema che ha valenza al di là del caso di cui stiamo scrivendo. Mi riferisco ad attacchi cyber che possono bloccare tutto in una sorta di oscuramento.
Anche nella piccola Valle d’Aosta ci stiamo ragionando, seguendo anche linee direttrici a livello nazionale, costruendo elementi di difesa anche attraverso strutture in grado di vigilare e di reagire. Tutte questioni da prendere assolutamente sul serio e lo stiamo facendo anche nella speranza che la force de frappe e di resistenza a livello comunitario faccia sistema con maggior forza di quanto possano fare i Paesi e le Regioni singolarmente.
Ribadisco come certi attacchi hacker possano essere assai pericolosi, creando situazioni di ricatto e minacce reali di paralisi attraverso vere e proprie battaglie se non guerre digitali.
Nulla di peggio di scenari di interruzioni, caos, manipolazioni, panico, disordine e lotte per la sopravvivenza. La fantascienza sull’uscio di casa.
Esiste una riflessione più culturale e sociologica. Interessante Repubblica che ha raccolto una riflessione dello scrittore spagnolo Manuel Vilas: “Da una parte c’è la paura. Dall’altra parte il silenzio. Non sapendo cosa fare mi sono messo a leggere Marcel Proust. Ho provato sensazioni contrastanti: da una parte la paura, dall’altra una pace assoluta. Mi sono messo a leggere come avrebbe potuto farlo un lettore del Novecento. E’ stato un viaggio nel passato“.
Bisogna dunque abituarsi ai rischi di una società digitale, tenendosi allenati su abitudini passate senza rinnegarle per evitare di trovarsi impreparati.
Molti studiosi parlano oggi di resilienza digitale: la capacità di continuare a vivere, lavorare e comunicare anche se parte della rete crolla. Facile a dirsi, meno a farsi.