Quando sono stato in Africa, durante i giri nel Parco Kruger e in altre località alla ricerca di animali da ammirare, inutile dire di come la grande curiosità riguardasse il leone. Apro una parentesi.
La parola “leone” viene dal latino leo, leonis, che a sua volta deriva dal greco antico λέων (léōn). Entrambi i termini indicano proprio l’animale “leone”.
L’origine ultima della parola è probabilmente più antica e potrebbe risalire a una lingua semitica, come l’ebraico “lavi” o l’accadico “labbu”, che significano anch’essi “leone”. Queste parole avrebbero influenzato il greco, che poi ha trasmesso il termine al latino.
Il ruggito invece, in italiano, deriva dal latino rugire, che è una parola onomatopeica: imita il suono prodotto dall’animale. Torniamo alla Valle d’Aosta e al divertimento di quando raccontavo ai compagni di safari che la Valle d’Aosta alpina ha come proprio simbolo un leone, che pure non ha le sue origini nel Paleolitico, quando esisteva una specie di leone, il leone delle caverne (Panthera spelaea), che viveva anche sulle Alpi. Si trattava di una specie diversa dal leone moderno, che si trova oggi principalmente in Africa e in alcune aree dell'India e lo si vede raffigurato nei disegni nella Grotta di Chauvet, scoperta nel 1994 nel sud della Francia
Lo stemma valdostano attuale figura in un decreto del Presidente della Repubblica del 1987 e così descritto: ”stemma di nero, al leone d'argento, linguato e armato di rosso; alla bordatura diminuita, d'oro. Lo stemma è sormontato da corona d'oro, formata da un cerchio brunito, gemmato, cordonato ai margini, sostenente quattro alte punte di corona all'antica (tre visibili), alternate da otto basse punte, ugualmente all'antica (quattro visibili, due e due)”.
Prendo dal sito della mia Regione alcuni stralci di una spiegazione storica: ”Per conoscere l’origine il significato dello stemma della Valle d’Aosta è necessario riferirsi all’epoca della nascita della simbolica araldica. Sin dall'origine si ebbero insegne collettive, di raggruppamento, e insegne individuali, di riconoscimento.
L'origine di tali simboli è tuttora oggetto di discussione; prevale comunque oggi l'opinione secondo la quale gli emblemi araldici, destinati a fissarsi in maniera ereditaria in seno a determinate categorie sociali, ovvero a contraddistinguere in modo stabile enti e associazioni, provengano dalla confluenza di quattro elementi preesistenti: erano di carattere collettivo le insegne a tutto tondo (si pensi, ad esempio, ai pennoni delle legioni romane) e i vessilli di vario genere (bandiere, gonfaloni ecc.); simboli prettamente personali erano invece i sigilli e gli scudi, che erano tuttavia spesso destinati a passare agli eredi, il che introdusse l'uso ereditario degli stemmi”.
Eccoci al leone valdostano: ”In Valle d'Aosta è dato incontrare un gruppo di stemmi gentilizi, appartenenti ad alcune delle famiglie più antiche, i quali hanno come elemento comune Lq presenza del leone come figura principale dello scudo. Si tratta delle famiglie seguenti: i De Amavilla, De Arverio, De Curia Maiori, D'Avise, Denabian, De Rivo, La Cour, La Mothe, La Tour en Gressan, Léaval, Montbel, Montjovet, Pascal, Rubilly,
Santia, Sarriod d'Introd, Sarriod de La Tour e Sarre. Siamo qui, probabilmente, in presenza di un'antica insegna collettiva di combattimento, raffigurante appunto un leone, dalla quale i singoli stemmi sono derivati per analogia. Trattandosi di blasoni appartenenti a famiglie, alcune delle quali sono già attestate nel secolo XII, possiamo ipotizzare che l'insegna militare originaria da cui derivano, fosse già in uso in quel tempo con valenza territoriale, e che quindi il leone sia il simbolo della Valle d'Aosta sin dagli albori dell'araldica”.
E più avanti: ”La presenza di un leone sugli stemmi di molte delle più antiche famiglie locali suggerisce il legame territoriale di tale simbolo con la regione. Da alcuni indizi, si può ipotizzare che esso potesse essere legato, in qualche modo, alla Chiesa locale. In quanto dotati di poteri signorili, i prelati e i responsabili di comunità religiose disponevano anch'essi di milizie, che talvolta guidavano personalmente in battaglia. I vescovi, in particolare, svolgevano un ruolo politico importante: Aimone di Porta Sant'Orso, ad esempio, vescovo di Aosta tra il 1170 e il 1176, prese posizione per la parte guelfa, a sostegno del papa Alessandro III contro Federico Barbarossa e forse potrebbe risalire proprio a lui l'adozione del leone comeemblema territoriale della diocesi di Aosta”. Poi il leone sembra quasi uscire di scena, ma torna: ”Proprio quando i domini sabaudi entrarono in una fase critica, stretti tra le terre del re di Francia e quelle dell'imperatore, e il Calvinismo minacciò il monopolio del sacro, detenuto della Chiesa cattolica, il leone riapparve, e per di più in un contesto altamente simbolico, databile agli anni 1522-1526. Due leoni, infatti, si trovano affrescati ai lati della lunetta che sormonta il portale centrale della cattedrale di Aosta e che raffigura la Natività, e stringono ciascuno una fiamma rossa caricata di una croce bianca. Il leone è un simbolo di Cristo e la fiamma crociata è l'emblema che accompagna solitamente l'iconografia della Resurrezione: accanto al Natale, si è forse voluto evocare la Pasqua. I leoni raffigurati, tuttavia, hanno un aspetto decisamente araldico, e la fiamma che sostengono non è, come di solito, bianca con una croce rossa, bensì rossa con una croce bianca. Non si può fare a meno di pensare a un'insegna sabauda retta dal leone, simbolo antico della Valle riemerso dal silenzio dei secoli per coniugare la simbologia religiosa con l'emblematica politica.
La scomparsa degli Stati sabaudi dopo l'invasione francese del 1536 portò, di fatto, all'indipendenza politica del Ducato di Aosta, retto dall'assemblea degli Stati e dal Conseil des Commis. Simbolo del Ducato fu proprio il leone, per tutto il tempo in cui durarono le istituzioni autonome della Valle: dapprima con il capo di Savoia, come si vede in sigilli dei secoli XVI e XVII, e poi da solo, come nei sigilli del Settecento e com’è blasonato nel 1737 dallo storico Jean-Baptiste de Tillier, segretario dell’Assemblea degli Stati e del Conseil des Commis: "Le duché d'Aôste porte pour armoiries un champ de sable au lyon rampant d'argent armé et lampassé de gueules ". Il significato territoriale del leone, simbolo del Ducato di Aosta, è confermato anche dall'araldica sabauda”.
Quando declina l’autonomia valdostana: ”Il leone rimase in uso per il Comune di Aosta, che continuò ad essere simboleggiato dallo stemma già descritto dal De Tillier. Quando, nel 1927, fu creata la Provincia di Aosta, comprendente anche Ivrea e il Canavese, si riprese naturalmente l'antico emblema territoriale del Ducato: un leone d'argento in campo nero, associato con la croce rossa su un campo d'argento, simbolo del Comune d'Ivrea. (…) La creazione, il 7 settembre 1945, della Circoscrizione autonoma della Valle d'Aosta, divenuta Regione autonoma con lo Statuto speciale approvato dall'Assemblea costituente il 26 febbraio 1948, portò alla scelta di uno stemma e di un gonfalone che ripresero nuovamente il plurisecolare leone d'argento in campo nero. Il Governo italiano riconobbe ben presto l'uso di fatto dello stemma regionale, con un decreto del Ministro dei Trasporti del 10 novembre 1947, che prevede che le targhe delle auto immatricolate in Valle d'Aosta portino "lo stemma della Valle d'Aosta". L'approvazione formale dello stemma e del gonfalone non avvenne, tuttavia, che con il già citato Decreto del Presidente della Repubblica del 1987”.
Insomma una lunga storia, talvolta carsica e dunque che appare, scompare e riappare.