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14 lug 2025

Gli esami da affrontare

di Luciano Caveri

Un numero insignificante di giovani maturandi ha deciso quest’anno di non farsi interrogare all’orale.

Giusto dire subito che non sono stati bocciati per questo gesto di protesta, avendo già raggiunto il punteggio minimo (60/100) con crediti e scritti.

Le motivazioni del gesto? Una critica al sistema di valutazione, perché considerato troppo competitivo e poco umano e c’è chi ha aggiunto la scarsa empatia da parte degli insegnanti.

I commentatori si sono divisi fra chi sostiene che la protesta deve servire per approfondire questi disagi, chi dice che è comodo protestare senza rischiare di perdere il diploma, chi adombra logiche di esibizionismo.

Quest’ultima è la linea dell’Associazione Nazionale dei Presidi , che propone contro proteste simili di introdurre una soglia minima per ogni prova, in modo che non basti ottenere 60 complessivi per diplomarsi senza orale.

Drastico il Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che nella prossima riforma della Maturità chi boicotterà l’orale verrà sospeso o dovrà ripetere l’anno, se l’assenza o il silenzio è volontario e motivato da protesta.

Ora, il caso vuole che lo stesso Ministro in carica, sfidando il ridicolo, decise al suo insediamento di aggiungere la parola “Merito” al suo Ministero.

Perché? L’idea - venne spiegato - è che lo Stato debba premiare chi si impegna, non solo con buoni voti, ma anche attraverso incentivi, borse di studio, e riconoscimenti per gli studenti meritevoli, indipendentemente dalle condizioni sociali di partenza.

C’è già in verità - e basta e avanza - la Costituzione con il suo articolo 34 con due dei suoi commi: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”; “La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

In più, secondo Valditara, il sistema educativo deve essere più selettivo e meritocratico, per valorizzare i talenti, anziché cercare di portare tutti allo stesso livello con criteri troppo generici o indulgenti.

Infine, con il merito nel titolo del Ministero, si voleva rilanciare il valore dell’istruzione come strada per l’eccellenza personale e nazionale, legando i risultati scolastici a percorsi professionali e universitari selettivi.

Quante cose si possono a volte dire in una sola parola!

Personalmente credo che riformare la scuola sia un’operazione titanica e prevede un disegno unitario coraggioso in un mondo scolastico restio alle novità, pur proclamando l’assoluta necessità di grandi cambiamenti e lamentandosi di situazioni di stallo ormai incancrenite.

Venendo alla protesta del no all’orale, la considero del tutto inutile e fossi nei panni dei genitori dei ragazzi interessati sarei seriamente preoccupato per un gesto inutile e velleitario. Gli esami punteggeranno la loro vita, com’è avvenuto - non solo a scuola, beninteso - a tutti i noi.

Gli esami sono una scocciatura, talvolta preoccupano e possono anche sbarrare un passaggio atteso e sperato nella nostra vita.

Ma sono indispensabili perché ci mettono alla prova, al di là degli esiti.

Spicca il pensiero di un combattente in tempi grami come Winston Churchill: ”Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: è il coraggio di continuare che conta”.

Anche per questo gli esami vanno affrontati.