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13 set 2025

Brutta storia gli odiatori

di Luciano Caveri

La politica è fatta anche da toni accesi, confronti pesanti, polemiche feroci.

Tutto legittimo e chi se ne stupisce e invoca il bon ton deve fare i conti con la realtà.

Ciò detto e chiarito che chi ci entra non si deve scandalizzare e fare facilmente l’offeso o l’indignato, segnalo che ci sono tuttavia delle soglie da non superare e regole di comportamento cui ci si dovrebbe attenere per evitare eccessi che nuocciano alla democrazia.

Esiste una categoria che vedo in azione anche in queste elezioni valdostane nei suoi due livelli, quelle regionali per il rinnovo del Consiglio regionale e quelle per il rinnovo di quasi tutti i Consigli comunali con un meccanismo che mette in lizza sindaco e vicesindaco.

Si tratta dell’odiatore che scende in campo da solo o aggregandosi in liste elettorali. La caratteristica singola e di gruppo è che non presenta le sue idee e le sue proposte, ma gioca semmai sul perenne attacco a chi considera il suo avversario, dicendone peste e corna fuori dal perimetro del dibattito politico.

LI vedo in azione, livorosi e rancorosi, in logiche tribali da clan, pronti ad azzannare e ad adoperare la Giustizia, con denunce e ricorsi, stretti spesso come una sorta di falange macedone in Comitati di protesta di varia natura con logiche distruttive e mai costruttive. L’avversario è un nemico da abbattere e gli atteggiamenti faziosi una medaglia di cui vantarsi.

Spesso ad unirli sono atteggiamenti tristi di rivalsa e cementi ideologici che impediscono di ragionare.

Oggi a fare da amplificatore dell’odio si aggiungono i Social, dove scorrazzano veri e propri esperti che passano il tempo ad appiccare incendi, a insultare, a distorcere la realtà alla ricerca dei modi più sofisticati per dire male e fare male.

Lo scrittore Carlos Ruiz Zafón così diceva: ”L'invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perché la sua anima non apparterrà mai a loro”.

Erich Fromm ha scritto:”Non c'è forse fenomeno che contenga così tanto sentimento distruttivo quanto l'indignazione morale, che permette all'invidia o all'odio di manifestarsi sotto le spoglie della virtù”.

Umberto Eco ha così sintetizzato: ”Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria”.

Così nascono aggregazioni che diventano gruppi politici, con persone che si aizzano fra di loro e creano camarille che vedono nel nuocere la giustificazione di un movimentismo maligno.

Bisogna isolarli e aprire gli occhi a chi, sbagliandosi, pensa di intravvedere in certe persone chissà quale purezza di spirito e chissà quale altezza morale.

A guardare bene è l’esatto contrario.