Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
15 set 2025

L’impegno per la montagna

di Luciano Caveri

Tutti a plaudire alla nuova legge sulla montagna italiana. Anche chi, sul terreno della discussione, non ho mai visto o il cui apporto è stato minimo.

Capita spesso in politica. C’è chi vive non nella realtà del lavoro sui problemi da risolvere, ma in compenso ha il dito sempre sul grilletto per fare i comunicati stampa.

Una sorta di rappresentazione delle cose fatte senza riscontro, tuttavia per apparire basta esprimere soddisfazione o, al contrario, dire che quanto fatto da altri è sbagliato. Insomma, una politica di cartone, che serve solo per dire che si esiste a mezzo stampa.

Ho dedicato una certa parte del mio lavoro nel tempo alla riflessione sulla legislazione particolare per risolvere i problemi economici, sociali, culturale della montagna. Ho sempre ritenuto che per un valdostano, essendo la Valle d’Aosta la montagna estrema per natura, un dovere occuparsene e farlo anche a vantaggio di tutte le altre montagne e delle altre popolazioni che le abitano.

Per questo ho coordinato le attività nel Parlamento italiano, quando fui deputato e lo stesso ho fatto a livello europeo con l’associazione Eletti della montagna in Europa. In questi anni sono stato coordinatore dei colleghi delle Regioni che hanno la delega sulla montagna nei rispettivi territori.

Non lo dico nella logica, che sarebbe penosa, di un’autocelebrazione. Lo dico perché corrisponde ad uno sforzo che ho messo nel tempo su alcuni filoni significativi.

Ricordo il lavoro fruttuoso nell’Anno internazionale delle Montagne 2002, quando fui Presidente del Comitato italiano, dopo la breve esperienza governativa a Roma con delega anche sulla montagna. Raccogliemmo frutti importanti sulla sensibilizzazione sul cambiamento climatico, cominciata già un decennio prima, quando con un lavoro da lobby buona le montagne furono nel 1992 all’attenzione del Summit sul clima di Rio de Janeiro.

Negli stessi anni penso allo sforzo per scrivere nei Trattati europei le zone di montagna, che ora figurano nell’articolo 174 grazie ad una attività che fondò anche le basi della vivente Macroregione alpina.

Se nel 1994, giovane deputato, votai la legge sulla montagna dell’epoca, negli anni successivi segnalai la sua difficile applicazione e da allora - anche come Presidente della Regione , dieci anni dopo - lanciai come Valle d’Aosta proposte di riscrittura che rendessero davvero efficaci le misure necessarie.

Questo lavorio mi ha consentito di conoscere sempre meglio la materia e anche negli approfondimenti scientifici la Valle predispose con la propria Università un prezioso testo sui sovraccosti dei servizi pubblici di vario genere nelle zone montane, oggetto di un nuovo lavoro che tra breve sarà pubblicato.

Ecco perché ritengo di avere più di qualche briciola inserita nella nuova legge italiana appena varata, piena di spunti interessanti, che in fondo sono il frutto di lunghe riflessioni dei decenni scorsi.

Il risultato più interessante sarà la perimetrazione nuovo della montagna italiana, estesa nel tempo a vantaggio di zone che non sono mai state montane! Un paradosso all’italiana, frutto di logiche clientelari assecondate spesso da certi dubbi paladini della montagna.

Anche in Valle d’Aosta - Regione già esemplare per le politiche a favore del proprio territorio montano - bisognerà studiare le diverse norme previste e darne eventuali letture nella legislazione regionale nelle materie di nostra competenza.

Certo non si può non segnalare l’esiguità dei soldi previsti dalla nuova legge: 200 milioni. Il costo della nuova funivia prevista al Breuil-Cervinia e questo fa capire quanto lo stanziamento sia risibile per tutte le montagne italiane e ora, nella Finanziaria dello Stato, bisognerà rendere questa cifra congrua alle varie misure positive previste in legge, che rischiano altrimenti di rimanere solo buone intenzioni.