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30 ott 2025

Se Trump si crede un Re

di Luciano Caveri

Capita di guardare dei filmati caricati sul profilo ufficiale del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e stupirsi di un uso grezzo e greve dell’Intelligenza Artificiale.

Una volta, durante il Conclave, era travestito da Papa e, di recente, da Re, mentre da un jet scarica quintali di cacca su manifestanti contrari alla sua politica. Fanno ridere? Non credo.

A me è venuta in mente la canzone cantata da Enzo Jannacci, “HO VISTO UN RE” (1968 - Fo, Esposito, Omicron).

Ricordate la storiella? Un narratore di piazza racconta, con ironia e coro popolare, di aver visto un re, un vescovo e un ricco piangere disperati: ciascuno ha perso una cosa (castello, abbazia, fabbrica) su trentadue che ne possiede!

Poi vede un contadino che ride: non ha nulla da perdere.
Morale: i potenti soffrono per poco, i poveri ridono perché non possiedono.

Comincia così:

  • “Dai dai, conta su...ah be, sì be....

  • Ho visto un re.

  • Sa l'ha vist cus'è?

  • Ha visto un re!

  • Ah, beh; sì, beh.

  • Un re che piangeva seduto sulla sella piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo!

  • Povero re!

  • E povero anche il cavallo!

  • Ah, beh; sì, beh.

  • è l'imperatore che gli ha portato via un bel castello...

  • Ohi che baloss!

  • ...di trentadue che lui ne ha”.

Nell’ultimo numero della lettera del Grand Continent viene affrontato un tema, che è diventato esemplare della deriva trumpiana: si abbatte un’ala della Casa Bianca per avere una sala da ballo!

Scrive il Grand Continent e ne riporto qualche brano: “Il problema con i lavori è che richiedono sempre troppo tempo.

La priorità del presidente in questo momento è davvero la sala da ballo.

Bisogna prendere sul serio queste parole pronunciate dalla portavoce della Cas Bianca questo giovedì sera a una platea di giornalisti sbalorditi.

Da giovedi, l'ala est della Casa Bianca è ormai un campo di rovine.

Sono state date istruzioni al personale e ai giornalisti: divieto assoluto di scattare foto”.

Già questo top-secret fa ridere in una democrazia, ma si aggiunge: “Donald Trump ha avviato un enorme cantiere.

E il problema con i lavori è che bisogna seguirli da vicino per evitare che si protraggano all'infinito.

In fondo se dobbiamo prendere sul serio la dichiarazione della portavoce della Casa Bianca sulle priorità del presidente degli Stati Uniti da una richiesta che è tutt'altro che ridicola.

Da questa settimana sappiamo che distruggere la Casa Bianca non richiede sforzo.

Basta prendere un paio di ruspe e abbattere metodicamente tutte le pareti peraltro piuttosto fragili.

Naturalmente, bisogna accettare di radere al suolo la famosa sala cinematografica dove Jackie Kennedy proiettava La Dolce Vita di Fellini ai suoi ospiti serali.

Cancellare per sempre l'ala preferita della signora Reagan, ridurre in polvere i ricordi di milioni di americani”.

Ed infine la ciliegina sulla torta: "Chi ha il diritto di cambiare l'architettura della Casa Bianca?

Chi può prendere una decisione del genere?

Chi può pretendere di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie?

La questione in realtà non è materiale, né formale, ma sostanziale.

La Casa Bianca funge sia da residenza ufficiale che da luogo di lavoro del presidente degli Stati Uniti.

Nessuno ne è veramente proprietario: è un bene pubblico, detenuto in trust per la nazione.

Classificata come patrimonio nazionale, è amministrata dal Servizio dei Parchi Nazionali, a nome del popolo americano.

L'ala est della Casa Bianca è una struttura elegante, costruita centoventitré anni fa.

Ma in un paese in cui "your history" significa "sei morto", l'età venerabile non è proprio un argomento.

Certo, esistono procedure e regolamenti per preservarla.

Ci sono avvocati (molti), conservatori del patrimonio (meno), commissioni, regolamenti, usanze...

Ma soprattutto, siamo sicuri che sia davvero il momento giusto per trasformare questa ala sobria in un progetto dorato e grandioso?

Secondo le nostre stime, la superficie della sala da ballo di Trump sarà 4,5 volte superiore a quella della residenza esecutiva.

Il governo americano non paga i funzionari da diverse settimane, le classi medie e popolari sono sotto pressione a causa dei dazi, l'economia è stagnante: senza il rombo sordo dei colossali datacenter dell'A, il PIL americano non crescerebbe più”.

E allora? Saltiamo alle conclusioni: “La Casa Bianca appartiene al Servizio Parchi Nazionali degli Stati Uniti.

Le cose sono ovviamente sempre troppo complicate: ci sono leggi, regolamenti, avvocati, funzionari deputati alla conservazione del patrimonio nazionale, fanatici ammiratori del suddetto patrimonio e associazioni che militano per la sua perfetta conservazione, ma a chi deve rendere conto, in ultima istanza, il Servizio Parchi Nazionali?

È davvero una storia semplice. Al presidente degli Stati Uniti.

Ma tutto comincia quando entri in una stanza e, grosso modo, fai più o meno quello che vuoi.

Dici «Fai questo, fai quello». Licenzia chi non lo fa.

E all'improvviso, come per magia, tutti gli altri si inchinano e ti dicono: «Sì, Signore».

Ed ecco fatto: hai stabilito il tuo potere.

Ecco come Trump ha ripristinato la forza monarchica in America. È una storia semplice.

Un re senza sala da ballo non può divertirsi”.

Chissà quando ha rosicato Trump a guardare carrozze, castelli, bande musicali e parate militari del Re Carlo d’Inghilterra. Lui, palazzinaro molto chiacchierato, si trova a vedere nella speranza di scimmiottarli i fasti monarchici.

Già aveva invidiato la parata militare del Presidente Macron a Parigi e ne aveva fatta una versione da operetta negli Stati Uniti.

L’ignoranza uccide e non bastano il suffragio universale e neppure un valzer di Strauss nel salone delle feste a trasformarlo in Re Trump I.