Mi sono sempre piaciuti gli elenchi delle cose da fare. Quando il cartaceo era la normalità, mettevo degli appunti sulle agendine che portavo come me. Capita di ritrovarne, vedendo le priorità del tempo, scritte con la mia bizzarra calligrafia.
Uso ancora talvolta la carta, quando preparo degli appunti da tenere sott’occhio nel parlare in pubblico, come coperta di Linus, visto che normalmente parlo a braccio.
Provo una sintesi di un decalogo proposto sul futuro della montagna in un recente incontro in occasione della Giornata della Montagna a Courmayeur in cui è stato presentato un importante studio dell’Università valdostana, da me richiesto tempo fa, sulle particolarità dell’economia montana.
Ovvio come manchino molte cose e certe opinioni possano essere discusso, ma far mente locale è sempre utile.
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Oggi bisogna applicare la nuova legge sulla montagna varata dal Parlamento. Il tema cardine è che cosa sia la montagna in Italia. La nuova perimetrazione è importante e contestata da chi ha oggi Comuni montani che non sono davvero montani e ci sono rientrati per sciagurate scelte politiche del passato. Tasto dolente i pochi soldi: 200 milioni sono lo 0,67 % del Bilancio dello Stato più recente.
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Il radicamento in Costituzione della montagna si trova all’articolo 44 comma 2, che riguarda la proprietà terriera. Il tema montagna fu proposto dal deputato friulano Michele Gorlani e recita: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. Ben diversa è l’aggiunta effettuata nel 2022 all’articolo 119 in tema di finanza locale con questa dizione: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi dell’insularità”. Per la montagna è bene avere una dichiarazione simile!
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In Europa bisogna concentrarsi sull’articolo 174 dei Trattati che segnala i territori dell’Unione meritevoli di vedere rafforzata la coesione economica, sociale e territoriale. Partecipai allo sforzo di inserire le regioni di montagna in questo elenco nel Trattato di Lisbona nel 2009. Bisogna ora avere una strategia europea per la montagna e un’apposita Direttiva che definisca un quadro su che cosa si intenda per “montagna”.
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Per questo, sempre in chiave europea, le Regioni devono evitare che venga svuotato il loro ruolo nella gestione dei fondi comunitari nel nuovo periodo di programmazione alle porte, come già sta avvenendo con una centralizzazione sugli Stati in Agricoltura e con il PNNR. Vanno rafforzate le euroregioni e le strategie che fanno dialogare le Regioni, come la Macroregione Alpina.
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Con decisione e il necessario adattamento le Regioni di montagna devono affrontare le conseguenze del cambiamento climatico a tutela di popolazioni e territori. Temi cruciali: l’acqua e l’energia!
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La crisi demografica, dopo lo spopolamento del passato, rischia di svuotare molti Comuni montani e bisogna reagire con i servizi pubblici, misure di sostegno all’economia, sfruttando anche i vantaggi del lavoro agile per far ritornare persone in località che rischiano di sparire.
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Bisogna che ci sia un idem sentire rispetto ai rischi che le giovani generazioni di montanari finiscano per subire uno straniamento culturale che sradichi le loro radici e faccia perdere il fil rouge di abilità e tradizioni di chi la montagna la abita come presidio di antiche civiltà.
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È necessario reagire contro chi vorrebbe una montagna senza montanari, perché - in una visione delirante dell’ecologia - l’uomo pare essere considerato come estraneo se non dannoso rispetto alla Natura della montagna. Senza la presenza umana si violano la Storia e il buonsenso.
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Alla Montagna occidentale - in primis le Alpi - spetta il compito nobile di lavorare per la cooperazione con le montagne del mondo e le popolazioni che le abitano, trasferendo risorse e buone pratiche nel quadro di una virtuosa “Internazionale delle popolazioni di montagna”.
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Bisogna correggere immagine e informazioni sui popoli di montagna, affermandone i valori profondi come l’autogoverno e la saggezza nell’uso delle risorse proprie. La retorica non serve e neppure la disinformazione.
Fare mente locale è sempre utile e bisogna farlo cavalcando tutte le innovazioni a disposizione.