Trump è molto più pericoloso della prima volta. Nel tempo, infatti, attorno a lui si è aggregato un entourage che è diventato il suo staff alla Casa Bianca.
È dimostrato che lui lavora meno della sua prima Presidenza, ma lo fanno con metodo i suoi collaboratori, per quanto queste personalità siano spesso davvero borderline rispetto ai valori che la mia generazione pensava che fossero indistruttibili negli States.
Ma, come noto, è più facile distruggere che costruire. Oggi l’Unione europea è diventato oggetto dei suoi strali sia nei suoi discorsi senza capo né coda, che pronuncia non solo in pubblico, ma anche nelle sue riunioni di Gabinetto o con leader mondiali in diretta TV.
Il 5 dicembre 2025, in una logica di sintesi, la Casa Bianca ha presentato una nuova U.S. National Security Strategy che dipinge l’Europa come in declino: parla di “erosione civilizzazionale” (per via di migrazione, politiche sociali, calo delle nascite, perdita di identità). Il documento suggerisce che gli Stati Uniti potrebbero “rivalutare” il loro rapporto con l’Europa — un vero cambio di paradigma rispetto all’assetto post-Seconda guerra mondiale, cui si accompagnano commenti violenti e volgari verso l’Europa del Circo Barnum che attornia Trump.
Questo significa non solo il ritiro delle truppe americane e la fine della NATO, ma rientra in un vero e proprio piano di azione - ben visibile nella logica di mollare l’Ucraina e vendersi di fatto alla Russia - di scelta profondamente antieuropeiste. Chissà quali verità si celano nell’evidente asse Trump-Putin. Forse dossier che potrebbero far finire la carriera politica di Trump?
Bisogna segnarsi bene chi in Italia lavora, da diversi schieramenti, per indebolire l’Occidente, titillare Trump nei suoi deliri e c’è persino chi tiene le parti di Mosca e che lo faccia senza tornaconto appare improbabile.
Bene ha scritto ieri sul Corriere Beppe Severgnini: “La visione del mondo nell'america trumpiana oscilla fra «House of Cards» e i «Blues Brothers»: non si sa se preoccuparsi o ridere. Non è chiaro cosa il genero (Kushner), l'immobiliarista (Witkoff) e il vice (Vance) abbiano raccontato al Presidente. Ma l’Europa, con le sue difficoltà, non è quel disastro che descrivono a Washington”.
Prosegue: “Forse quella della Casa Bianca non è una convinzione, ma una speranza. Un'Europa di litigiosi staterelli sovranisti piacerebbe a Donald Trump, che potrebbe ricorrere a un vecchio trucco made in Italy: «Divide et impera». Resterebbe la difficoltà di trovare i nuovi vassalli sulla carta geografica”.
Più avanti un messaggio di Severgnini che condivido come convinto europeista: “Ma l'Europa si sveglia quando ha le spalle al muro: è la nostra posizione preferita. Negli ultimi cinquant'anni abbiamo superato crisi petrolifere, politiche, commerciali, bancarie; affrontato insieme minacce terroristiche e sanitarie. Per aiutare i governanti europei a trovare coraggio, però, non serve auspicare: a quello pensano loro. Più utile sarebbe mostrare un po' d'orgoglio.
Nella Ue abbiamo lo Stato di diritto, il voto, il Welfare; e dobbiamo smetterla di vergognarcene, neanche fossero precedenti penali. L'Unione europea è più popolosa e più equilibrata degli Usa. Circa 40 milioni di americani vivono in estrema povertà; ogni 100.000 abitanti, 542 stanno in carcere (in Europa, 111). Il peso dell'aiuto all'Ucraina aggredita, oggi, è quasi tutto sulle nostre spalle.
Quindi, Mr Trump: un po' di rispetto, per favore. Se si arrivasse alla «cancellazione della civiltà europea», come lei profetizza, glielo faremo sapere. Vorrà dire che i suoi connazionali andranno in vacanza in Siberia”.
Battuta giusta e ammiccante. Sarebbe importante, tuttavia, che gli americani, compresi quelli che hanno votato Trump, ragionassero sulla deriva della loro antica democrazia.