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01 nov 2025

Non perdersi neppure un Santo

di Luciano Caveri

La festa di Ognissanti celebrata oggi ha radici molto antiche, che si intrecciano tra tradizione cristiana e i riti pagani preesistenti.Diciamo che l’umanità non butta mai via niente, ma reinterpreta.

La necessità di avere una festività che raccogliesse a grappolo tutti i Santi deriva dal fatto che nel tempo sono diventati così numerosi che non era più possibile dedicare un giorno a ciascuno. Per questo, nel IV secolo, si cominciò a celebrare una sola festa in onore di tutti i Santi insieme. Si potrebbe dire: per non dimenticare nessuno…

Anche perché il numero è cospicuo e tendenzialmente in crescita: la Chiesa cattolica riconosce oggi più di 10.000 Santi ufficialmente canonizzati nel corso di 2.000 anni. I Santi sono cristiani esemplari che, dopo la morte, sono in Paradiso con Dio. Facile capire come non tutti ci stessero sul calendario!

Per cui c’è un calendario generale, valido per tutta la Chiesa e poi ci sono Santi celebrati in certe zone o comunità religiose e Santi propri nel calendario liturgico. Per cui, nel caso del mio nome, ci sono almeno quattro San Luciano di diverse zone, cui si sommano, con lo stesso nome, alcuni altri Santi e Beati minori.

Questa questione dei Santi è un tema di evidente divergenza fra Cattolici e Protestanti. Per semplificare: i protestanti rifiutano la preghiera ai Santi come non biblica e potenzialmente idolatrica.Ma esiste anche una critica anche dal mondo laico rispetto al recente aumento di canonizzazioni e anche rispetto a figure controverse gratificate dalla santità.

Nel caso valdostano restano come scolpite personalità di cui non sappiamo molto dal punto di vista storico come San Grato e Sant’Orso, mentre conosciamo benissimo Santi come Sant’Anselmo e San Bernardo.

Resta la curiosità di come il cristianesimo abbia saputo, proprio nella serie di festività che si succedono in questi giorni, dare una sorta di continuità, che colpisce sempre.

Prima del cristianesimo, i Celti (popoli dell’Europa nord-occidentale) celebravano, nella notte tra il 31 ottobre e il 1º novembre, una festa chiamata Samhain con l’inizio della stagione oscura (l’inverno), in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottigliava.

Quando il cristianesimo si diffuse nei territori celtici, di cui la Valle d’Aosta ha fatto parte, la Chiesa non abolì del tutto queste feste, ma cercò di trasformarle in celebrazioni cristiane.

Papa Gregorio III (VIII secolo) spostò la festa di Tutti i Santi al 1º novembre e in inglese anticoquesta solennità si chiamava AllHallows’ Day (“Giorno di tutti i Santi”). La notte precedente, cioè il 31 ottobre, divenne quindi All Hallows’ Eve, cioè la vigilia di Ognissanti. Col tempo, “All Hallows’ Eve” si è contratto in Halloween.

In origine, quindi, Halloween era semplicemente la vigilia di una festa cristiana importante — come la notte di Natale precede il Natale stesso. Con il passare dei secoli, soprattutto nei paesi anglosassoni, si sono mantenuti molti elementi pagani legati ai defunti, alle maschere e ai riti di protezione.

  Quando gli emigranti irlandesi e scozzesi portarono queste tradizioni in America, la festa si trasformò ulteriormente, diventando quella che conosciamo oggi con cose tipo i bambini in maschera che fanno “dolcetto o scherzetto” (trick or treat), le zucche intagliate (Jack-o’-lantern), decorazioni macabre ma in chiave festosa. Scene festose che fanno arrabbiare anche alcuni preti per l’aspetto macabro e pagano, mentre le origini sono ben diverse. Ed esiste di fatto una sorta di fil rouge da raccontare fra il 31 ottobre (Halloween) è - come detto - la versione moderna e laicizzata di un’antica festa celtica e della vigilia di Ognissanti, il 1º novembre (Ognissanti) che resta una solennità religiosa cristiana, il 2 novembre (Commemorazione dei defunti) è dedicato alla preghiera per i morti.

Sacro e profano che si mischiano e che mostrano la ricchezza di un’umanità che propone una specie di “trittico” legato alla vita, alla morte e alla memoria.